Pohjast - Thou Strong, Stern Death

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:non disponibile
Etichetta:Spikefarm Records

Tracklist

  1. THE SOUNDLESS MUSIC OF THE LAKE
  2. A FUNERAL PROCESSION ON THE MILKY WAY
  3. THE MAN FROM THE PAST
  4. MOORSONG
  5. THOUGHTS MOST NOCTURNAL
  6. THE THREE BROTHERS

Line up

  • Gates: Guitars
  • Marko Atso: Drums
  • Eric Syre: Vocals
  • Kalmos: Bass

Voto medio utenti

I Pohjast sono una multinazionale: la sezione ritmica è estone, il chitarrista finlandese ed il cantante canadese.
"Thou Strong, Stern Death" è il loro debut discografico su lunga distanza, dopo l'EP "Der Turm" rilasciato sempre quest'anno, ed è un valido esempio di epic metal con vaghissime tracce di folk.
Prendete Bathory del periodo "Blood on Ice", mescolatelo con l'esordio di Demonaz ed avrete la sintesi perfetta di cosa suonano i nostri.
Musica molto semplice, lineare, basata su melodie facili da memorizzare e dal taglio epico.
L'originalità non è certamente una dote dei Pohjast che devono aver ascoltato molto, molto bene la produzione di Quorthon del periodo vichingo, come del resto hanno fatto centinaia di altri gruppi, per dare alle stampe questo album che sembra davvero un tributo al grande gruppo svedese.
Personalmente non sono un sostenitore dell'originalità a tutti i costi e se un album è bello lo ascolto senza farmi troppe "paranoie".
E "Thou Strong, Stern Death" è davvero un bel disco in cui la melodia si sposa benissimo con la pulsione epica che permea ogni singolo passaggio rendendo i brani irresistibili nel loro essere immediati e coinvolgenti.
I Pohjast non usano nessun stratagemma particolare, loro suonano metal, nella sua accezione più evocativa e nordica, attraverso un suono di chitarra che trasuda passione (e Bathory) da ogni nota ed un cantato carico di pathos e forza evocativa che mi ha portato alla mente il grandissimo A.A. Nemtheanga dei Primordial, band con la quale i Pohjast condividono lo spirito pagano.
Il disco, composto da soli sei brani, scorre via veloce tra armonizzazioni battagliere, la bellissima "The Man from the Past", e note più tristi ed intime, la conclusiva "The Three Brothers", lasciandosi ascoltare piacevolmente e portandoci in un mondo in cui la neve ammanta gli alberi e rende il paesaggio che ci circonda silente e affascinante.
Come la musica di questo gruppo.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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