Ogni tanto, può succedere: la gente impazzisce.
Non che io voglia insinuare nulla, eh, la mia vuole essere un’introduzione bonariamente ironica, ma se ti arriva tra le mani un disco in cui suonano Jörg Juraschek (Warrant), Thomas Franke (U.D.O.) e Matthias Zimme (Perzonal War) le aspettative di trovarsi nelle orecchie del sano metallo teutonico sono parecchie.
E invece: punk.
Potrebbe andare anche bene, se fosse punk fatto in un certo modo, ma qui proprio non ci siamo. Pezzi rozzi e scanzonati, manco fossimo alle prese con la classica band di sedicenni del liceo, dove tutto suona incredibilmente approssimativo.
In un mese in cui ho avuto il piacere di ascoltare ottime rielaborazioni di un genere che già ha dato tutto quello che c’era da dare, un passo indietro così è sconfortante, per di più se arriva da musicisti di questo calibro. Davvero troppo banale per destare attenzione.
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