Dopo un paio d'anni d'assenza dalle scene, tornano in pista gli svizzerotti Emerald, col loro discreto mix di heavy classico e power. 5 album sulle spalle e praticamente mai nessun botto vero e proprio, ma la Pure Steel sembra puntare su di loro e l'uscita di "Unleashed" ne è la testimonianza.

Il fatto è che o quelli della Pure Steel sono sordi, oppure sono incapaci di far valere le proprie ragioni. Gli Emerald infatti continuano sulla loro strada fatta di un heavy classico incrocio ideale tra Iron Maiden e Mercyful Fate, farcito da qualche inserto power qua e la, il tutto privo però sia d'impatto sonoro sia di originalità. Per l'amor del cielo, le 9 canzoni che compongono il disco sono tutte suonate con perizia e precisione, senza sbavature, però faticano ad arrivare al cuore e alle orecchie dell'ascoltatore. Anche la pur buonissima voce di Thomas Winkler non riesce a risultare incisiva, perdendosi spesso e volentieri nel marasma di mediocrità che pervade il disco. Qualche buon assolo qua e la ("Harleking"), qualche spunto interessante ("Ancient Mystery") ma niente che rimanga davvero impresso.
L'unica traccia che si fa notare, tra l'altro in maniera davvero impressionante rispetto al resto, è la conclusiva "Wrath of God", che si scrolla di dosso parte della polvere dell'heavy ottantiano e si veste di panni oscuri, più moderni, quasi Nevermoriani nelle chitarre, risultando davvero anacronistica nei confronti delle restanti 8 tracce. Bella, molto bella, ma sicuramente non sufficiente ad elevare più di tanto il livello di un disco che si perde in se stesso.

"Unleashed" è quindi l'ennesima prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, che gli Emerald sono degli onesti lavoratori ma assolutamente non degni di attenzioni maggiori. Date giusto un ascolto a "Wrath of God" perchè davvero meritevole, ma per il resto potete lasciare "Unleashed" sullo scaffale.

Quoth the Raven, Nevermore..