Quarto album per questi bresciani, che, probabilmente, sognano quegli USA cantati già da gruppi come Jefferson Airplane. Ascoltate la opener
Free, un mix di chitarre country anni '70 e ritmi tribali che fanno venire in mente i video dei giovani che danzavano seminudi a Woodstock. C'è blues rock, psichedelia, southern, ma anche spruzzate di garage. Si passa da chitarre acustiche a graffianti e scatenate parti rock 'n roll. Il suono è caldo,
Weekly In Love riporta echi dei Rolling Stones più blues,
Help Me dei The Black Crowes, la musica fila liscia ed irriverente... ma non coinvolge. Ad un songwriting derivativo, cosa di per sé normale in questo genere, non fa da contraltare una personalità spiccata, spunti che vadano oltre la mera riproduzione di canoni già stabiliti da altri anni fa. Fino a
Lost Cause, il sesto brano dell'album, si riesce a non distrarsi troppo, attratti da parti groovy che ogni volta sembrano promettere di far spiccare il volo alla musica di lì a poco, ma il momento non arriva, la musica continua a risultare sotto tono e ci si deve un po' costringere ad arrivare fino alla fine, per ascoltare tutti i pezzi. Tecnicamente non c'è una nota al posto sbagliato, sono, come dicevo, la personalità e la creatività a vacillare; la stessa prova vocale è piatta e priva della verve interpretativa che ha reso grandi nomi come Robert Plant o Paul Rodgers. Considerando che i
Thee Jones Bones sono attivi dal 2001, il momento di maturare artisticamente dovrebbe essere arrivato. Solo per appassionati ma con riserva.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?