Lugubri melodie di tastiera ci danno il benvenuto nel mondo del
Typhonian Black Metal, etichetta che i greci
Acrimonious hanno scelto per definire la loro proposta musicale.
"Sunyata", che è il secondo lavoro di lunga durata del gruppo, al di là delle fantasiose etichette è in realtà un album di feroce black metal che da una parte risente dell'influenza norvegese,
Mayhem soprattutto, e dall'altra presenta spunti che ci riportano direttamente agli anni '80 ed alle frange estreme di quel periodo come
Celtic Frost o
Mortuary Drape , il tutto condito con una atmosfera mistico/occulta che permea la musica rendendola affascinante e viscida.
L'influenza preponderante resta, tuttavia, la prima, ed infatti gli
Acrimonious si lanciano nella costruzione di lunghi brani che sono vere e proprie rasoiate di black metal "classico" in cui gelidi intrecci di chitarra, in tremolo picking costante, costruiscono un muro sonoro impenetrabile sul quale, minacciosi, si stagliano vocalizzi aspri ed evocativi inneggianti al signore degli abissi e che molto devono all'opera di Attila Csihar sull'indimenticabile
"De Mysteriis Dom Sathanas" del gruppo di Øystein Aarseth.
La grande capacità dei greci sta nel saper costruire brani "semplici" che hanno, tuttavia, un impatto dirompente soprattutto per merito di sottili ma efficacissime variazioni nel riffing, altrimenti incessante, delle chitarre che si contrappongono, sublimandole, a intuizioni melodiche geniali come accade, ad esempio, nella parte finale da brividi di un brano semplicemente meraviglioso come
"The Sloughted Scales of Seperation" ed in genere in tutte le composizioni dell'album.
"Sunyata" viaggia quasi sempre su alte velocità, in particolare nella seconda parte, ma non perde mai l'equilibrio delle sue strutture e quell'alone misterioso e ritualistico che avvolge le note, donando loro un fascino oscuro e quasi pericoloso, e rende plumbea l'atmosfera di un lavoro che a volte sembra trasformarsi in un mantra pronto ad invitarci in un mondo fatto di riti blasfemi ed oscuri presagi nel quale i musicisti si trasformano in sacerdoti che recitano le proprie nenie.
Gli
Acrimonious si confermano, dunque, una grande realtà della scena estrema ellenica attraverso un album per certi versi
epico ed
evocativo che è in grado di colpire emozionalmente l'animo di chi lo ascolta per merito delle sue spire minacciose e intriganti e che, pertanto, non deve mancare nella collezione di chi si professa amante della
nera fiamma.
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