Gli House Of Mirrors nascono nel lontano 1993 nella fredda Finlandia ad opera del chitarrista Jaakko Niitemaa e del vocalist Pekka Rautiainen.
Dopo aver inciso un demo che riscuote consensi positivi in terra natia, la band affronta diversi cambi di line-up e va incontro ad un periodo di inattività. Niitemaa diventa insegnante di chitarra presso una scuola di musica e Rautiainen incide un dico pop sotto lo pseudonimo di Julius, aprendo poi per acts del calibro di Tina Turner ed esibendosi all'Helsinki Olympic Stadium. Gli House Of Mirrors tornano insieme e nel 2002, dopo una serie di demo inconcludenti, pubblicano un singolo autofinanziandosi. Finalmente nel 2003 firmano per la Escape Music e incidono nei gettonatissimi Finnvox Studios di Helsinki il loro primo disco, "Nightflight To Paradise". Il risultato di tutte queste traversie è un album "bignami": riassume cent'anni di AOR fedelmente senza tralasciare nulla.
In ordine alfabetico: chiome fluenti, cori ben strutturati, morbide chitarre elettriche, tastiere ammiccanti, ritornelli accattivanti, zero innovazione...
La differenza viene fatta dal vocalist: in senso negativo. Mr. Pekka Rautiainen è STONATO! Questo spiega il motivo per cui abbia avuto così tanto successo come cantante pop: le sue corde vocali non sono decisamente adatte ad eseguire brani più granitici. Supportato dai cori il lavoro di Rautiainen è passabile, ma spesso si produce in acuti al di fuori della sua portata, ed il motivo per cui la produzione abbia scelto di tenere la voce in primo piano è oscura... "Heart Is The Key" è il brano che meglio riassume la struttura di "Nightflight To Paradise": il ritornello è piacevole ma già sentito e la voce va ben oltre i suoi limiti e stecca innumerevoli volte. "Top Of The World" vanta un testo di una banalità impressionante e "Deliverance" è inascoltabile... Stessa sorte per l'orrenda ballad "Long Lost Love".
Tutto il resto finisce volentieri nel dimenticatoio, nel senso che si fa di tutto per dimenticare... Il grosso errore di produzione di mettere la voce bene in risalto fa sprofondare tutti gli altri strumenti (che d'altronde non brillano né per incisività né per perizia tecnica) in un grosso buco nero. Non ricordo di aver sentito null'altro che non fosse il grido straziato di Pekka Rautiainen.
Acquisto consigliato come regalo destinato a qualcuno con cui non si vorrebbe mai più avere a che fare...
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