Torna un grande musicista con un grande passato alle spalle: dai Drive She Said a Cher e Michael Bolton, tre album da solista e una collaborazione con i Magic Freak Society ,un gruppo funky/psichedelico, Mark Mangold lascia traccia di sé attraverso le sue tastiere. "Lift", suo terzo lavoro solista, è tutt'altro che un disco metal, al contrario si muove tra atmosfere soft, brani soul e arrangiamenti eleganti.
Mangold veste anche i panni del vocalist e non fallisce nemmeno in questo: la sua voce calda dai toni pacati si adatta perfettamente a questi 16 brani scritti tra il 1984 e il 2002. Questo platter è da ascoltare tutto d'un fiato preferibilmente lasciandolo in sottofondo, non perché non meriti un volume sostenuto ma perché come disco di atmosfera rende molto meglio. Ovviamente le tastiere sono in primo piano e l'abilità pianistica di Mangold è inattaccabile, mentre i testi sembrano essere stati scritti in preda ad una crisi mistica: da "Promises (The Martyr") a "Where Is My Miracle?", "My Soul" ecc; inoltre l'intro di "Lift" pare uscire da un disco degli Enigma con cori da monastero e organi lugubri. Il cantato è sobrio e il tono di voce profondo, ricorda spesso Dave Mattheus; Mangold si avvale poi di un buon numero di voci femminili, presumibilmente cantanti di colore, impreziosendo così le sue composizioni.
Ogni brano è estremamente piacevole, ad eccezione di "Confess Your Love", cacofonica ed alquanto noiosa...
In chiusura viene riesumata "I Found Someone" scritta nel lontano 1984 in collaborazione con Michael Bolton, proposta in passato dallo stesso Bolton, da Cher e da Laura Branigan, qui in una versione pacata, lontana dalle esecuzioni pop di Bolton e socie, pochi i cori e tanto il sentimento.
Marc Mangold conferma con "Lift" di essere un artista di altissimo livello: è vero, questo non è un disco metal ma è perfetto per chi abbia voglia di rilassarsi o di godersi dei brani soft, magari la domenica mattina.
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