Copertina 7

Info

Anno di uscita:2004
Durata:73 min.
Etichetta:Indigo
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. FEEL THE POWER
  2. MAGIC FREAK
  3. SHE
  4. MUSHROOM CLOUD
  5. SUFFOCATED
  6. LET THE PARTY DO RIGHT
  7. DIVINE
  8. I'M NOT ASKING
  9. I CAN SEE
  10. XTC
  11. COME ON UP
  12. HARDTIMES
  13. I AM WHAT I AM
  14. CROSS QUARTER
  15. DIVINE (SINGLE EDIT)
  16. SUFFOCATE (SINGLE EDIT)

Line up

  • Steve "Freak" Strecker: vocals
  • Will Hanza: guitars
  • John Hadfield: drums
  • Sam Endicott: bass
  • Mark Mangold: piano and synth

Voto medio utenti

Tra un album da solista e fiumi di partecipazioni da session man d'alto borgo Mark Mangold ha trovato tempo e ispirazione per sfornare un platter funky psichedelico di matrice anni '70. Non mancano accenni soul e rock, occasionali sitar, organi Hammond a non finire e artwork in tema con tanto di abiti di scena vintage e foto dei componenti del gruppo che mimano (forse) gli effetti di un acido...
Quattordici brani più due single edit e l'aggiunta di una serie di samples dei video girati per i singoli mettono al riparo i Nostri da eventuali accuse di tirchieria musicale...
Mangold figura anche come produttore e autore della quasi totalità dei brani, il che spiega la presenza di una serie di ballads di classe quali "She" e "I Can See".
La band non sembra avere elementi deboli, come testimoniano il lungo inserto strumentale di "I'm Not Asking" e "Cross Quarter", strumentale vera e propria.
Il vocalist Steve "Freak" Strecker merita grandi lodi per l'eccezionale versatilità e una grande abilità interpretativa, la sua voce è dolce nelle ballads, black in "XTC", arrabbiata in "Mushroom Cloud" e roca in "She"; in brani quali "I Can See" e "Divine" somiglia molto a Dave Matthews. Ogni pezzo brilla di luce propria, si va dal funky di "Feel The Power" al groove di "Mushroom Cloud" (il titolo è significativo!)alle sopraccitate ballads; l'unico calo di tensione è "I Am What I Am", brano piatto con strofe troppo ripetitive. "Suffocated" è il capolavoro dei Magic Freak, sia per le chitarre sia per il cantato, le melodie soprattutto nel chorus sono accattivanti, un piacere da ascoltare. Anche qui Strecker dà prova di grandi capacità.
L'innovazione non è certo l'asso nella manica dei Magic Freak Society, ma di sicuro recuperano lo spirito di trent'anni fa con grande maestria e un buona dosa di ironia; vale la pena lasciarsi tentare dall'esperimento fatto da Mangold e soci fricchettoni, il risultato non delude.
Recensione a cura di Elena Mascaro

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