Con questo loro nuovo EP, i romani
Heartache focalizzano i loro sforzi su quella suite in quattro atti già inclusa sull'autoprodotto esordio dello scorso anno, intitolato "Empty Gardens of Sky".
Non avendo avuto la possibilità di ascoltarlo, per misurare gli Heartache mi devo limitare ai diciotto minuti attraverso i quali si snoda questo "Apophis", anche se bisogna sin da subito riconoscere che questi ragazzi non hanno alcuna intenzione di
limitarsi, anzi.
Nella sua globalità "Apophis" si rivela un lavoro fluido e dalle molteplici sfaccettature che si sviluppa da un primo movimento interamente strumentale, "Creation", dai toni quasi soffusi ed intimistici per poi aprirsi al Prog Rock della successiva "Awareness", dove la bella voce di Thomas Gabriele ci introduce al mito del vaso di Pandora, su cui si basa il concept di "Apophis". I ritmi si fanno più veloci in occasione di "Oblivion" con la chitarra di Matteo Palladin maggiormente incisiva, con degli sprazzi in cui gli Heartache si accostano a soluzioni vicine al Progressive Metal, anche se in alcuni passaggi è evidente il richiamo alla musica barocca. Tocca infine alla conclusiva "Opportunity", che mantiene un discreto approccio elettrico pur senza smarrire quel tocco malinconico e poetico ed i sussulti emotivi che caratterizzano questa uscita.
Un gran bel potenziale quello messo in campo dagli Heartache.
Mi auguro di rivederli presto su queste stesse pagine.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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