Un paio di anni fa mi capitò per mano "Speaking to Stones", esordio discografico degli americani
Speaking to Stones e progetto del polistrumentista di origini italiane Tony Vinci. Era un disco abbastanza grezzo ma già ricco di tecnica e talento, in particolare riscontrabile in un songwriting già maturo. La Lion Music dimostrò di credere in loro e dopo 6 anni..
..ecco che siamo di fronte alla loro nuova fatica, "
Elements". E vi dico subito che ogni difetto del primo album è stato cancellato e siamo di fronte ad un disco di prog davvero eccellente, grazie anche al grandissimo lavoro che Vinci ha fatto in fase di "raccolta" di materiale umano.
Se la tematica principale del disco è infatti quella dei 5 Elementi, gli Speaking to Stones sono composti da 5 elementi di tutto rispetto della scena prog mondiale: al microfono troviamo infatti
Anders Engberg dei Section A, alla chitarra ovviamente c'è sempre
Tony Vinci, alle tastiere c'è il virtuoso
Anthony Brown, al basso
Greg Putnam ex degli Eleventh Hour e alla batteria nientepopodimeno che sua maestà
Mark Zonder, in assoluto uno dei migliori batteristi della scena metal, celebre per la sua permanenza nei Fates Warning e per le sue numerosi collaborazioni, tra cui ricordiamo quella con Jim Matheos e quelle con gli Warlord.
E con una line-up così, "Elements" non poteva che essere un album coi fiocchi: si parte subito fortissimo con "
Fire", che mantiene le aspettative legate al proprio nome e inizia a bruciare ugole, corde, tasti e pelli, risultando alla fine la canzone più prettamente metal del disco; si prosegue con "
Wind", suite di 14 minuti che cambia davvero come il vento, alternando momenti di rabbia alla calma, come il tempestoso inizio, ad altri di calma quasi piatta, a dimostrazione che il concept degli elementi è stato trattato con estrema cura anche e soprattutto dal punto di vista musicale; "
Water" si dimostra invece placida come il titolo lascerebbe pensare, senza tempeste o maremoti, andando a pescare a tratti nel prog rock più ottantiano per regalarci altri 9 minuti di grandissima musica, con un Anders Engberg a livelli di eccellenza dietro al microfono; a seguire "
Earth", nella quale le chitarre e la batteria tornano a picchiare duro sull'acceleratore lasciandosi indietro le melliflue partiture acquatiche della canzone precedente e nella quale si segnala in particolare l'ottima performance di Anthony Brown alle tastiere; per chiudere troviamo la "
Quinta Essentia", il riassunto degli elementi, fattore ovviamente riscontrabile anche a livello musicale, grazie ad un'alternanza di momenti acquosi e terrestri, ventosi e infuocati.
Songwriting maturo, musicisti eccezionali, concept interessante e sviluppato in maniera certosina sotto ogni aspetto: cosa si può volere di più da un album prog moderno? La Lion Music ha dimostrato per l'ennesima volta di averci visto giusto e i 6 anni passati dalla prima release ci consegnano una band prontissima a compiere il grande salto tra i grandi del genere. Davvero consigliatissimo a tutti gli amanti del prog, personalmente rischia di dare il colpo di coda a qualcuno per la mia Top10 annuale.
Quoth the Raven, Nevermore..