Copertina 7

Info

Anno di uscita:2012
Durata:54 min.
Etichetta:Andromeda Relix

Tracklist

  1. CUORE NERO
  2. POLVERE DA SPARO
  3. VOLO
  4. IL VOLO DEL FALCO
  5. FRà DIAVOLO
  6. TANTO TEMPO FA
  7. WELCOME (RESTA TRA GLI DEI)
  8. GENESI
  9. CONTRO IL TEMPO
  10. VIDOCQ
  11. 750.000 ANNI FA ... L'AMORE (BONUS TRACK)
  12. NO TIME NO SPACE (BONUS TRACK)

Line up

  • Enrico Rigolli: vocals
  • Graziano Picco: guitars
  • Massimo Martinetto: bass
  • Alex Quagliotti: drums
  • Marco Veretti: keyboards

Voto medio utenti

Ah, le coincidenze … quando mi è stata assegnata (non senza talune reticenze, dal momento che il nostro vice-direttore è un fan del personaggio che ha ispirato il gruppo …) la recensione di questi Vidocq, avevo da poco “rispolverato” dalla mia preziosa collezione di vinili il disco omonimo (etichetta Axis Records, registrato ai Synergy Studio di Beppe “wizard” Crovella … per la precisione …) dei Purple Angels, abile hard-rock band piemontese, innamorata dei classici del genere.
Ebbene, Enrico Rigolli era proprio il valente vocalist di quei brillanti rockers e ritrovarlo nuovamente (senza bandana e Ray-Ban …) alla guida microfonica di un progetto artistico non può che farmi piacere, ancor prima di ascoltare il suo disco di debutto, licenziato dalla sempre attenta Andromeda Relix.
Se poi aggiungete la presenza di ospiti illustri del calibro di Vittorio De Scalzi (New Trolls) e Aldo Tagliapietra (Le Orme), Jacopo Meille (Mantra, Tygers of Pan Tang), Francesco Bottai (Articolo 31, Irene Grandi), Laura Conti (voce del gruppo di Paolo Conte) e degli Elektradrive al gran completo, appare chiaro quanta curiosità fomentasse il sottoscritto nel momento della “prova dei fatti”.
Ebbene, “Vidocq” liberamente ispirato alla figura di Eugène-François Vidocq (criminale, investigatore e avventuriero francese che tanto ha sollecitato la fantasia di acclamati romanzieri, sceneggiatori e registi cinematografici e televisivi) è un lavoro di spessore, in grado di mescolare l’hard a scorie prog, ricordando l’esperienza di formazioni come la Serena Rock Band o i Severance di Gable Nalesso, evocati assieme alla tradizione più gloriosa del progressive nazionale.
La partecipazione di De Scalzi e Tagliapietra, che impreziosisce enormemente l’incantevole clima favolistico de “Il volo del falco”, una delle situazioni più ammalianti del Cd, le suggestive e intense raffinatezze espressive di “Volo” e “Genesi” (cori appannaggio di Jacopo ‘Jack’ Meille) e la celebrazione del Banco Del Mutuo Soccorso realizzata sotto forma di una pregevole trascrizione della loro “750.000 anni fa ... l'amore” consente di confermare l’importante legame dei Vidocq proprio con quel memorabile immaginario artistico, mentre altrove emerge maggiormente lo spirito squisitamente viscerale della band, degnamente rappresentato dalle pulsazioni di “Cuore nero”, dalle cadenze Purple-iane (una suggestione con doppia valenza … ricordando contemporaneamente i maestri britannici e i loro epigoni sabaudi …) di “Polvere da sparo”, dall’ardore di “Frà Diavolo” (tutte e tre con i guitar-solos di Simone Falovo) e dalle vigorose vibrazioni elettriche di “Contro il tempo” (backing vocals courtesy of Mr.Elio Maugeri).
Leggermente meno efficaci appaiono i palpiti notturni di “Tanto tempo fa” e i saliscendi emozionali di “Welcome (resta tra gli dei)”, non spiace il giro di valzer recitato dalla Conti sulla fisarmonica di Gianni Ceretto in “Vidocq”, e anche la cover di Franco Battiato, “No time no space”, è da annoverare tra i momenti piacevoli dell’album.
Il cantato di Rigolli, alimentato da testi ben costruiti e mai eccessivamente banali, si dimostra costantemente piuttosto adeguato e supera senza grossi impacci (forse, a volte manca solo un pizzico di superiore tensione emotiva) la difficile sfida della madrelingua e la medesima pertinenza e ispirazione la si può riscontrare nei suoi sodali, per una valutazione finale ampiamente positiva.
Soddisfazione garantita, quindi, per i rockofili italici più maturi o per i virgulti del settore affascinati dalla sua “storia”, sempre attuale se a raccontarla ci sono gli interpreti “giusti”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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