Con un fresco contratto sotto Metal Blade tornano gli americani Rival, osannati in Germania, ma mai decollati dalle nostre parti. Dopo averli visti dal vivo al Bang Your Head aspettavo incuriosito questo nuovo album, pur sapendo di non trovarvi nulla di sconvolgente; in effetti questo "State of Mind" è un power US melodico ma roccioso, certo piacevole, ma abbastanza abusato e fortemente ancorato al presente, specialmente nella scelta dei suoni. Niente tastiere e niente "Lalala-singalongs", per dirla all'americana, ma solo crudi muri di chitarra, una rocciosa sezione ritmica e la voce melodica ma aggressiva del bassista John Johnson. Una figata, insomma? Beh mica troppo. Le canzoni sono banalotte, il riffing è abbastanza elementare, la doppiacassa di Olson è monotona, le melodie non sono zuccherose, ma certo non brillano per originalità. Trovare un episodio particolarmente degno di nota è pressochè impossibile, dato che il disco intero si mantiene sugli stessi livelli; "State of Mind" si lascia ascoltare, ma alle fine delle nove tracce ci si ricorda di poco. Molto meglio allora, rimanendo nel campo del power americano di oggi, i Cage.
Certo, rispetto a buona parte delle proposte europee di questi tempi nel campo del metal più ortodosso, i Rival sono una spanna sopra, ma certo non siamo davanti ad una band che possa offrire qualcosa di più di album gradevoli ma destinati all'oblio. Personalmente mi terrei quei 20 euro che costa oggi un cd.
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