Bella conferma per i
Revoltons, che con "386 High Street North - Come Back to Eternity" mettono il quarto album nel proprio carniere.
Un lungo titolo che, ricordandone l'indirizzo, omaggia lo storico Ruskin Arms, pub londinese che fu teatro dei primi concerti degli Iron Maiden e di innumerevoli altre Hard & Heavy Metal bands, ormai chiuso e che viene richiamato anche dalle prime due tracce, entrambi strumentali.
Pertanto il compito di farci scoprire se la formazione del Friuli-Venezia Giulia si è lasciata stravolgere dal potere della Vergine di Ferro spetta a "Jeremy Bentham", un brano che fortunatamente ci riconsegna i Revoltons che avevo iniziato a conoscere su "Night Visions" ed apprezzato poi con "Underwater Bells". Le influenze Progressive Metal degli esordi sono sempre presenti e probabilmente in maniera un po' più evidente di quanto avvenuto sul precedente lavoro, anche se lasciano campo ad un Heavy Metal graffiante ("Blood of Skynet", "Sharpened Fog" o "Chameleon"…) che sa aprirsi anche a momenti intimisti e maggiormente melodici ("Come Back to Eternity", "The Ancient Dragon"…).
Merito sicuramente di una line-up rimasta solida e che ha registrato come unico avvicendamento l'ingresso dell'ex batterista degli Elvenking, Elvis "El Chino" Ortolan, con i fratelli Corona ancora a dividersi il guitarwork, il cantante Andro a tenere le redini delle canzoni, senza dimenticare Roberto Sarcina al basso ed alcuni ospiti che si affacciano nel corso del disco. E qui i Revoltons non solo guardano al presente ed al futuro ma, come una sorta di Scrooge
dickensoniano, anche al proprio passato, sia dando un seguito a "London Fall" con un'altra ballad quale "London Again", sia rispolverando dalle session di "Lost Remembrance" la conclusiva "Space and Time Reflex" (con tanto di annessa
ghost track, una rozzissima versione di "Chameleon", recuperata sicuramente da qualche sala prova).
Se qua e là si avverte comunque qualche piccola sbavatura, nel suo complesso "386 High Street North..." si rivela un album più che discreto, direi leggermente inferiore a "Underwater Bells", ma che conferma ampiamente il valore di un gruppo che ha sempre dato segnali di forte personalità. Al massimo quello che è mancato loro è solo un po' di costanza e di impatto sulla scena... ma temo che questo non sia dipeso solo da loro.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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