Dopo la prima occhiata alla
terribile copertina di "Flying Dutchmen" non avevo proprio idea di che cosa potessi aspettarmi dai
Vanderbuyst anzi, mentre mi concedevo una rapida sbirciata ai titoli ho addirittura iniziato a preoccuparmi, invece questo terzetto olandese si è poi rivelato una piacevole sorpresa.
Non si tratta nemmeno di esordienti, infatti, questo è il terzo capitolo di una serie di album che i Vanderbuyst hanno proposto ad un'invidiabile cadenza annuale, e dove vanno ad esplorare un immaginario spiccatamente Hard Rock, che coglie e metabolizza le influenze di Thin Lizzy, Cheap Trick ed UFO, ma anche Whitesnake o Def Leppard.
Certo, il sottoscritto non può evitare di farsi conquistare da un brano in forte odore di N.W.O.B.H.M. come "Waiting in the Wings" e dall'accattivante e speedy "Flying Dutchman", ma i Vanderbuyst si fanno apprezzare anche nel lento "Give Me One More Shot", con un'ottima prova del bassista/cantante Jochem Jonkman, oppure nell'interpretazione di "Never Be Clever" (una cover del rocker e loro connazionale Herman Brood) che fa pensare ai Van Halen e nelle influenze
bluesy di "Johnny Got Lucky", uno dei tanti episodi in cui è possibile apprezzare la buona verve del chitarrista Willem Verbuyst.
Date loro una possibilità, lasciando attraccare questi
olandesi volanti al vostro porto: non ve ne pentirete.
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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