Bella prova per gli australiani
Eyefear, che sono ormai anni che portano avanti il loro Progressive Metal sempre con discreti risultati, sfruttando una buona verve compositiva ed un Danny Cecati che qui si supera, sia rispetto ai precedenti lavori sia alle sue passate esperienze con i Pegazus, ricordando, spesso e volentieri, il miglior Jorn Lande. Va anche riconosciuto come, oltre a quello svolto dal già citato cantante, un compito importante e ben riuscito, sia stato quello esercitato dalla sovrapposizione tra chitarre e tastiere, queste ultime suonate dal nuovo innesto Seb Schneider.
Con il tempo il Progressive Metal dei nostri ha assunto un approccio drammatico e con qualche tono dark che potrebbero far pensare agli ultimi Evergrey, pur senza spingermi a
rinnegare certi accostamenti fatti in precedenza, come quelli con Dream Theater, Pagan's Mind, Highlord, Vanishing Point o Vanden Plas.
Questo senza nulla togliere alla bravura ed alle capacità messe in campo dagli Eyefear che oggi giungono al loro quinto album, dove si mette in evidenza la teatrale titletrack, suddivisa in due momenti, nella quale, a dare una mano al gruppo, si aggiungono le voci del cantante dei Be'Lakor, George Kosma (per le growling vocals) e quella decisamente più delicata di Sarah Parker. Se invece preferite approcciarvi a "The Inception of Darkness" attraverso qualcosa di più contenuto, credo che "Perfect Images" o la conclusiva "Legions", l'episodio più energico ed Heavy del lotto, possano fare tranquillamente al caso vostro, segnalandosi entrambe come un riuscito
incastro tra il Dickinson solista ed i Dream Theater.
L'unica perplessità è legata alle bonus tracks, una
radio edit ed un paio di versioni orchestrali, tutto sommato inutili e con ben poche attrattive... ma di tuttt'altra pasta è fatto il resto di "The Inception of Darkness".
Well, it's a dirty job but someone's gotta do it
And it's a dirty review but someone's gotta write it ...
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