Dopo due album per la Subsound Rec. (Odyssea e Chronophage), i romani
Tomydeepestego (
To-my-deepest-ego) si autoproducono il terzo capitolo dal titolo “Nero”. La scaletta dei brani indica una sorta di concept legato appunto a tale non-colore, che nella società occidentale (e non solo…) è da sempre legato a qualcosa di oscuro, profondamente tetro e negativo, ma anche al mistero, all’introspezione e, perché nò, ad un certo simbolismo sessuale. Alla fine di un lungo viaggio nella tenebra più fitta, troviamo invece una “Neve” posta forse come inevitabile contrasto dualistico/gnostico o quant’altro.
L’importante è che si tratta di disco interamente strumentale, impostato sulla ricerca delle sonorità, dei contrasti, del groove gelido e delle atmosfere mature e decadenti di certo post-metal. Inevitabile l’accostamento ad altre formazioni simili, ad esempio gli Ufomammut o i Morkobot in senso di flusso sonoro, oppure la triade Neurosis – Isis – Pelican per l’abilità nei crescendo che quasi sempre conducono a vorticose esplosioni agghiaccianti nella loro trasparenza iperborea. Il gruppo capitolino se la cava bene, aumentando la portata del proprio sound grazie all’inserimento del synth di Nicolò Salvetti. Ma è soprattutto la maturità dei brani, la grande compattezza tecnica, la cura dei dettagli e delle continue increspature ritmiche, a determinare la piena riuscita di questa prova.
Proposta tutt’altro che immediata, ma ciò è insito nelle opere strumentali in generale, però di buona levatura e caldamente consigliata a coloro che ascoltano le formazioni citate nell’articolo.
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