Sin dal precedente mini CD "Machine Men" mi era rimasta impressa la bizzarra idea che il loro look decadente e gli sguardi lascivi (stile gothic-rock e che fanno tanto HIM) abbinato ad un artwork piuttosto atipico per il genere, servissero ai Machine Men per evitare le ritorsioni di Steve Harris e Bruce Dickinson. Questi cinque finlandesi sono uno dei gruppi più maideniani che mi sia capitato di sentire, e quando svariano richiamano il Dickinson solista, sopratutto quello più recente di "Accident at Birth" e di "The Chemical Wedding"... penserete mica sia un caso che la nona traccia di quest'album si intitoli proprio "Machine Men"? Forse è più facile credere che la natura abbia dotato Antony di una timbrica molto simile a quella di Bruce. Certo il gran merito dei Machine Men è quello di aver saputo riprendere con perizia, spontaneità e sopratutto con dei pezzi davvero validi quelle sonorità che fanno da sempre parte dell'universo Maiden. "Scars & Wounds" è meglio prodotto del precedente mini, e continua a non annoiare, senza creare l'impressione di già sentito, anzi vi avvolge con quella sicurezza di trovarsi a casa propria, tra le cose che amate e conoscete meglio.
I toni che ho usato sinora saranno ironici e magari un po' forzati, ma si attengono ai fatti. O perlomeno a come li ho vissuti ed interpretati io.
Facendo un rapido excursus sui brani, l'album inizia con "Against The Freaks" che parte aggressiva e martellante come i migliori pezzi degli album di Bruce, e non avrebbe certo sfigurato su "Accident at Birth". Meno immediata e con un songrwiting più vario la successiva "The Gift" fa la sua discreta figura, ma il loro top, a mio parere lo raggiungono con "The Beginning Of The End", ambiziosa ed articolata, con ottime linee vocali e un pregevole assolo di chitarra. "Silver Dreams" e "Man In Chains" si alternano tra soluzioni semplici ad articolate, con "Man In Chains" che mi ricorda vagamente i Queensryche. A questo segue una cover tratta da "The Chemical Wedding", si tratta, infatti, di "Betrayed By Angels", che però non trovo sulla tracklist di quello che è l'ultimo album di Dickinson. Sicuramente un errore di trascrizione. Mi informerò. Tocca poi a "Victim" che morde il freno e scatta via energica, cantata in maniera incalzante da Antony, e con delle interessanti soluzioni strumentali. Evvai ecco alla fine del disco una variante con la cadenzata e vagamente malinconica "Scars & Wounds", che rasenta certe cose degli Edguy... già, a quelle che Sammet scrive e canta pensando a Dickinson. Ecco che ci sono ricaduto! Ma non tanto da non accorgermi che alla fine di questo pezzo, dopo alcuni minuti di silenzio c'è ancora una ghost track, melodica e basata sulla voce di Antony sorretta dalle sole tastiere.
Dopo il primo mini Cd avevo anche pensato che difficilmente avuto un seguito, invece i Machine Men hanno dimostrato di avere parecchie cosa da dire ed i mezzi, la convinzione per farlo.
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