Noise e
post-punk, screziati di
hardcore e
psichedelia, sono le basi del suono dei
Rain! But Dissident, atipica formazione veronese artefice di un dischetto autoprodotto di discreta efficacia, capace di mescolare con una certa dovizia gli insegnamenti di Black Flag, Big Black, P.I.L., Sonic Youth, Jesus Lizard , (primi) Therapy? e Melvins.
Il risultato è denso, oscuro, intenso, disperato e distorto, evoca ambientazioni apocalittiche e
post-industriali, le inserisce in un clima da incubo allucinogeno e le trasferisce ai nostri apparati
cardio-uditivi con le sembianze di un ibrido sonoro abbastanza “impressionante” e disturbante, incapace, però, di conservare le sue peculiarità sensoriali per tutta la durata dell’opera.
I ritmi sincopati, le strutture armoniche angosciosamente brutali e i rombi subsonici del basso (anzi, dei bassi, per la precisione …), il tutto coadiuvato dalla funzione emotivamente “malata” della voce, appaiono veramente convincenti solo nelle sinistre scariche epilettiche di “Requiem for a dream”, nelle alienanti claustrofobie di “The white light”, nelle pulsazioni visionarie di “LSD” e ancora nelle incursioni
dark-grunge di “The wrestler”, mentre altrove sembrano disperdere la loro tormentata carica emozionale in costruzioni eccessivamente diluite e non completamente focalizzate, sebbene sia da valutare complessivamente interessante la maniera in cui i nostri trattano una materia tanto complessa e scientemente destrutturata.
Le potenzialità sono rilevanti e i Rain! But Dissident sono sufficientemente “giovani” e preparati da cancellare le piccole ingenuità attuali con la forza irrefrenabile dell’evoluzione creativa.
Da tenere d’occhio.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?