Numerosi contrattempi hanno allungato i tempi d'uscita di questo terzo lavoro degli Zebulon, che fa seguito all'Ep "Cape Canaria"(2000) e all'album d'esordio "Volume one"(2001). Per una formazione di calibro così minuscolo tre anni di silenzio significano quasi sempre la condanna all'estinzione, ma gli Svedesi hanno evidentemente tenuto duro ed alla fine sono stati premiati dalla pubblicazione di "Troubled ground".
Non meritava di sparire questa band, anche se il loro scandi-stoner non ha proprio nulla di diverso dalla moltitudine di colleghi di reparto, i vari Sparzanza, Astrosoniq, Generous Maria, Firestone, Demon Cleaner, ecc.
Solito buon tiro poderoso e tosto, quadrato e grintoso, chiaramente imparentato con il metal tradizionale visto che la precedente incarnazione del quartetto era la heavy band Desultory, che ebbe discreta notorietà verso la metà dei '90. Agli Zebulon non fanno difetto i muscoli né l'impatto affidato alle cavalcate chitarristiche ed alle ritmiche martellanti, esibiscono un vocalist inevitabilmente di scuola Garcia che coniuga con risultati positivi ruvidità e melodia, si capisce che mettono cuore ed energia nella loro musica, ma i limiti di fantasia di schemi sfruttati ormai all'inverosimile sono fin troppo evidenti. Tranne un paio di brani come "Drain you"e"Stand your ground" dove compare qualche rallentamento e microscopiche aperture ariose, le canzoni presentano tutte il medesimo andamento e quindi esaurita l'eccitazione iniziale il tasso d'interesse cala vistosamente già dalla metà del disco in avanti.
Un album di routine stoner, non da stroncare neppure da consigliare spassionatamente, semmai tenuto conto che era pronto da tempo ma è stato pubblicato solo ora, c'è da sperare che nel frattempo gli Zebulon siano ulteriormente cresciuti altrimenti il loro destino sarà quello della formazione di seconda fascia, interessante solo per i completisti del settore.