Dopo l’esordio discografico di “Internettezza Urbana”, i Gem Boy sono usciti dalla loro dimensione, fatta di mp3 ed un passaparola generale creato ad arte tramite vitaminic, forum, newsgroup e quanto altro, creando così quello status di gruppo rock-demenziale quasi “cult” a livello underground. Impossibile o quasi non imbattersi in qualche loro brano, presente nella maggiorparte degli hard disk di qualsiasi computer del ragazzo medio italiano. (chi non conosce il medley dei cartoni animati giapponesi?)
Crediamo che lo stesso metodo sarà adottato per la promozione del secondo lavoro “Sbollata”, sicuramente più efficace di un asettico ufficio stampa, anche perché i contenuti dei brani proposti dai Gem Boy sono sicuramente più a loro agio tra il comodo e ridanciano ambiente della rete.
Infatti musicalmente i Gem Boy sono un gruppo assolutamente ordinario, a metà tra un poppettino degli Oasis ed un rock italiano di evidente natura demenziale, dato che i loro testi sono un coacervo di doppi sensi a sfondo sessuale, battute (tristi) che parlano di due di picche, mestruazioni, pubblicità di ciccia e brufoli, sesso orale con ingoio (“Candy Intasata”) e chi più ne ha più ne metta, sempre e comunque incentrate sullo sperma a contatto di esseri femminili o sul ciclo mensile, vera ossessione della band. La cosa che più infastidisce di “Sbollata” e dei Gem Boy in generale è il senso di totale asservimento nei confronti di Elio e le Storie Tese (fortunatamente quelli dei primi due album...), completamente plagiati in ogni aspetto, ovviamente in peggio: si parte con le voci in falsetto (spudoratamente identiche quelle dei cori), gli intermezzi parlati tra ogni brano, i personaggi usati nei testi (i Carlo e Licia sono inquietamente simili a Pork e Mindy), i refrain di altri brani famosi (La Mia Moto di Jovanotti, Il ballo del qua-qua...ed altri 78, in questo sono stati divertenti!) e mille mille altre cose che al termine di questi 62 minuti lasciano davvero basiti per la ripetitività a livello di testi, alla faccia della tanto decantata verve comica italiana, oggi davvero resa ai minimi termini grazie anche alla demenza della televisione di stato e commerciale. Convincenti invece alcuni soluzioni musicali e la buona orecchiabilità dei brani.
Infatti paradossalmente gli episodi migliori sono quelli meno pesanti, dalla spensierata "2 di Picche" (vi ricorda qualcosa?), "Lo Spettro del Cervo Volante" fino alla sorprendente conclusiva "Drin Drin", davvero una nota lieta del cd, prima di passare ai deliri della bonus track.
Tuttavia qualora apprezziate tutte le caratteristiche sopra elencate e troviate simpatiche battute come “Tu sei una bistecca al sangue che basta girare, vorrei farti notare che hai ancora due buchi da usare” oppure vi immedesimiate nei racconti di vita vissuta, magari per disavventure a causa di fellatio con ragazze munite di apparecchio (“Tritanic”) allora troverete un disco esilarante, ben prodotto, che riuscirete forse anche ad ascoltare da soli nella vostra stanza per un paio di volte prima di tornare a qualche disco serio, o prima di relegarlo al ruolo di “stupisci-amici”, magari a qualche festa o davanti ad una cassa di birra. Così dopo potrete guardarvi Zelig e farvi le vostre grasse, idiote, risate. Comunque rimpiango gli Elio dei bei tempi, prima che anche loro rincoglionissero.
Avanti così Gem Boy!
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