Copertina 6

Info

Anno di uscita:2012
Durata:59 min.
Etichetta: Season Of Mist
Distribuzione:Klonosphere

Tracklist

  1. SHAMAN'S WARNING SONG
  2. NOMAD SOUL
  3. RUBBER BOOTS
  4. HIDDEN SUN
  5. THE VIOLENT KIND
  6. GOING TO VARZI
  7. FROM BEYOND
  8. SOUL GRINDER
  9. ANTHIK TECHNIK
  10. A LAST DEVOTCHKA
  11. COSMOGONY AND DIMENSIONS OF THE MIND
  12. END OF THE BEAUTY

Line up

  • David Mazeline: Guitar
  • Laurent Tostain: Bass
  • Ludovic Landeau: Drums
  • Damien Landeau: Guitar
  • Julien Soler: Vocals

Voto medio utenti

Riproponendo in copertina quello che ormai è il loro totem, un elefante, così come era stato per il loro primo album Elephantyasis, tornano i Last Barons; Cheval de Troie il nome del secondo atto della carriera dei francesi. Starete pensando: elefanti, cavalli… cos’è un circo? NO! Però penso possiamo aggiungere un altro elemento vicino a questo mondo: la giostra. Più avanti vi spiegherò il perché.

I nostri ci propongono un disco polivalente, ambientato all’interno di un alternative rock con richiami prog, jazz, ma in generale dominato da una componente di quel genere che tutti continuano a chiamare erroneamente grunge –di grunge vero in realtà non se ne può parlare da molti anni- …parliamo di Seattle sound, post-grunge, come diavolo vi pare, ma non di grunge per carità, credo neanche gli Alice in Chains (comunque tra i miei preferiti) ormai meritino il tag.
Proprio gli Alice in Chains sono alla base degli stimoli dei Last Barons andando ben oltre il semplice ispirarsi e sfociando in una vera e propria emulazione. Il disco in realtà è realizzato bene e suonato ancora meglio, forse troppo lungo ma si fa apprezzare facilmente, il problema è che non riesce ad imprimere la sua forza proprio perché sembra non essere sua ma bensì presa in prestito.
Se siete cultori di queste sonorità non esitate a farlo vostro considerando però la mancanza di innovazione e un carattere a cui concedono poco spazio (“Rubber Boots”, “Hidden Sun” o “Cosmogony and Dimension of the Mind” qualcosina la lasciano intravedere insieme a pochi altri trafiletti), però come dicevo prima tutto ben fatto e capace di tramettere un suo pathos, non a caso si propongono come crooner rockers.

Probabilmente l’amore per un genere o un certo ambito musicale porta spesso a non valutare i rischi di non azzardare e succede di trovarsi come sulla giostra a cui mi riferivo sopra: girare in tondo passando sempre dallo stesso punto, se la cosa piace nulla da biasimare ma immaginate quanto si divertono quelli che, per un motivo o per un altro, stanno a guardarvi… un musicista serio probabilmente se sbatte perché in fondo la musica prima di farla bisogna sentirla dentro, almeno questa è l’impressione che trapela da Cheval de Troie, motivo per il quale si beccano la sufficienza.

Venghino signori, venghino…
Recensione a cura di Salvatore Sanzio

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.