Sorprendente ma molto interessante realizzazione antologica per i Death SS, con il ripescaggio dei primi brani della band eseguiti dalla line-up originale.
Pensavo che il loro leader Steve Sylvester considerasse quei primi periodi del gruppo come un capitolo "morto e sepolto", visto l'evoluzione che il combo ha avuto nel corso degli anni e che lo hanno portato alle sonorità elettroniche e moderniste (peraltro tutt'altro che disprezzabili) che hanno contraddistinto le ultime fatiche discografiche dei nostri, parecchio diverse dai suoni sulfurei hard/dark/doom che viceversa erano parte integrante del loro suono degli esordi e a causa dei rapporti non proprio "idilliaci" tra Steve e l'altra mente dei Death SS dei primordi, quel Paul Chain che recentemente ha dichiarato di voler interrompere l'attività musicale con questa denominazione (dopo aver pubblicato l'ottimo "Unreleased vol.2: living for the memory…" con la partecipazione di Scott "Wino" Weinrich), per intraprendere una non meglio precisata nuova direzione artistica.
Evidentemente, rispettando la migliore tradizione dei films horror, "a volte ritornano" e non possiamo che accogliere con entusiasmo questo "The horned god of the witches" (la cui front cover riproduce fedelmente quella del demo dell'81 esistente in sole due copie), e (ri)ascoltare "Terror", "Zombi", "Black mummy", "Horrible eyes", "Cursed mama", "The hanged ballad", "Murder angel" - tratte da home-demo, che nonostante le registrazioni ovviamente non perfette ed esecuzioni magari non del tutto impeccabili dal punto di vista tecnico (compresa la vocalità ancora acerba di Sylvester), mantengono intatta (se non accentuata) la loro carica evocativa; "The night of the witch", la splendida "Profanation", "Spiritualist seance", "Buried alive", l'ottima "Agreement with the devil", le quali essendo recording sessions in studio, presentano una resa sonora superiore; o ancora le chicche "Black and violet" e "Chains of death" che sono le uniche testimonianze esistenti di queste tracce eseguite live dalla storica line-up.
A completare il tutto, un curatissimo booklet corredato da foto inedite provenienti dalla collezione privata dello stesso Steve, per una band che per prima propose nella nostra italietta questo tipo di suoni e di tematiche legate all'occulto (subendone spesso in prima persona le conseguenze) e che per prima, qui da noi, associò, in modo così eloquente, metal ad aspetto visuale, con ogni componente ad impersonare un personaggio particolare; non una semplice maschera fine a se stessa, ma ognuna di esse con connotazioni ben precise: "Steve Sylvester il vampiro, cioè il male che assorbe la linfa vitale dell'umanità; Paul Chain la morte, l'inesorabile complemento della nostra inutile vita; Claud Galley lo zombie, il simbolo della rivalsa dopo la morte; Danny Hughes la mummia, l'eterno esempio della grandezza di un passato fastoso che non tornerà mai più sulla terra, Tommy Chaste il licantropo, che rappresenta la bestialità sempre latente nel profondo dell'animo umano" … ecco come si presentavano i Death SS già nel '79.
"The horned …" è un ottimo modo per riscoprire gli albori di questa band trasgressiva, così unica nel nostro panorama musicale ed importante anche per l'influenza che ha avuto sui gruppi italici (e non solo) e che, tra alti e bassi, cambi di formazione e vicissitudini varie, ha saputo rinnovarsi nel corso degli anni, sia a livello di suono sia a livello d'immagine, riuscendo ad essere protagonista ancora nel 2004 (di quante band di heavy tricolore uscite in quegli anni si può dire lo stesso?), grazie al suo leader, spesso discusso e controverso, ma sicuramente dotato di una tenacia, un'abnegazione e di una convinzione encomiabili.
Rimane il dubbio di come i fans più giovani possano considerare una proposta di questo genere, parecchio diversa dai Death SS che sono abituati a conoscere, così come permangono alcune perplessità sul modo in cui le generazioni abituate alle attuali risorse tecnologiche nelle registrazioni e alle iper-produzioni, che non hanno vissuto la "gloriosa" epopea del vinile e delle incisioni "scatolose" che spesso caratterizzavano i dischi e i demo dei gruppi italiani, possano giudicare la resa "low-fi" (per usare un termine di moda) di molte delle tracce contenute in questo platter … ma superando questi piccoli ostacoli, credo che non si possa che apprezzare "The horned …" per il suo intrinseco valore storico, per la qualità delle composizioni e magari per scoprire un lato inedito e il punto di partenza del cammino musicale del gruppo denominato in DEATH of Steve Sylvester.