Piuttosto interessante questo progetto parallelo (diventato per un po’ impegno prioritario …) di Wes Borland dei celeberrimi Limp Bizkit, almeno se vi ritenete degli estimatori dei Nine Inch Nails.
I preziosi consigli e le collaborazioni con il geniale Trent Reznor sono stati sicuramente “galeotti”, dacché i
Black Light Burns palesano una notevole consonanza con il suo immaginario espressivo, affidando a questo “The moment you realize you’re going to fall” una miscela di
punk,
new-wave e
industrial in grado di ottenere agevolmente il plauso di chi ha apprezzato un
piccolo capolavoro del suono nichilista, sintetico e contaminato, eppure al contempo anche accattivante, lirico e tenebroso come “The downward spiral”.
Borland tenta d’impossessarsi di quella magica attitudine e il risultato può dirsi anche abbastanza riuscito, con il nostro poliedrico multi-strumentista per nulla inibito da un confronto tanto impegnativo.
E’ ovvio che l’inevitabile comparazione pesi comunque sulla valutazione complessiva dell’opera, tuttavia allo stesso tempo è da rilevare il gusto espressivo e pure una certa personalità nella gestione di una pulsante e cangiante materia sonica, tra episodi di
psychobilly chimico (“How to look naked”), spruzzi di vetriolo
cyber-punk (“We light up”, “Splayed” e l’anthemica “Scream hallelujah”, tre momenti di Sex Pistols-
itudine trasportata nel terzo millennio) e panoramiche
post-industriali oscure e perverse (“I want you to”, la suggestiva “The girl in black”, “Torch from the sky”, gratificata da un intrigante finale psichedelico), che divengono all’occorrenza oblique dissertazioni tra luce ed ombra (“The colour escapes”, cantato Bowie-
esque e scorie mediorientali, “Tiger by the tail”, fra Reznor e Manson, “Your head will be rotting on a spike” e la deboluccia “Grinning like a slit”), inquieta estasi onirica (“Bakelite” e una
title-track prettamente strumentale di discreto impatto emotivo) o autentica poesia corrotta e visionaria (“Burn the world”, probabilmente il brano, in assoluto, maggiormente significativo della raccolta).
Un gruppo degno di attenzione, dunque, che al momento sconta episodi di “dipendenza” e di minima leziosità, ma dimostra, tutto sommato, di meritare il successo che a quanto pare sta ottenendo (soprattutto negli USA …) e questo grazie a pregi artistici che vanno oltre il valore “mediatico” del suo
leader.
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