Gran bel ritorno dei
The Prophecy a quattro anni dal precedente “
Into The Light”.
Doom rock di classe che mette in secondo piano le asperità metalliche, growl compreso (anche se non del tutto), per virare su paesaggi rock oriented, pieni di malinconia, progressivi, dove le parti acustiche mettono i brividi e la ricercatezza compositiva conduce i quattro di Halifax verso territori che esplorano le melodie dilatate e retrò che fanno il verso ai
Pink Floyd, ma che non disdegnano la modernità, con chiari ed evidenti (almeno al sottoscritto) richiami agli
A Perfect Circle. Se non mi credete ascoltate “
Released” e scoprirete le stigmate, anche vocali, della band di
Maynard James Keenan.
Se si eccettua la relativamente breve “
Reflections”, le altre quattro canzoni superano i dieci minuti. Minuti pieni, a volte pieni di vuoto, vuoto esistenziale, rarefazione dell’anima che trova il suo apice nell’intro di “
In Silence” (canzone dell’anno 2013), vera definizione didascalica del doom e del gothic, pura emozione, pura depressione, puro autunno nordico, mare tempestoso che s’infrange sulle cliffs.
La title-track e la conclusiva “
Redemption” non sono da meno, contribuendo a rendere il platter omogeneo e livellato verso l’alto, anche se in certi frangenti la poesia dei versi e della melodia è rotta in maniera brutale dal growl, elemento di disarmonia, sebbene associato a cambi d’umore che contribuiscono a rendere il disco progressivo nel vero senso del termine.
“
Salvation” è un disco che scava a fondo, anche se non lo dà a vedere, almeno non subito. È un disco che va ascoltato più volte, sviscerato, è un disco che va pianto, va sofferto, va vissuto.
Che disco ragazzi, che disco…
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