Le rigide temperature dei paesi del nord Europa sembrano avere un effetto più che positivo sui cittadini musicisti o aspiranti tali. Dopo Nightwish, Altaria e Sonata Arctica la Finlandia regala i natali ai cinque componenti degli Human Temple, giunti alla prima fatica discografica con l'etichetta tedesca MTM dopo una serie di demo autoprodotti.
Gli Human Temple nascono nel 1998 con una line-up che vanta la presenza di Janne Hurme, ex cantante pop il cui singolo "Kirje" è considerato la più grande hit che l'intero territorio finnico abbia avuto negli ultimi dieci anni.
Tre demo registrati tra il 2001 e il 2002 bastano per far entrare i cinque artisti nei celeberrimi Finnvox Studios per dare vita a "Insomnia", il loro primo, promettente album.
Le atmosfere retrò inneggianti ai gloriosi anni '80 e gli accenni pop non faranno urlare al miracolo né impressioneranno gli ascoltatori per l'originalità ma "Insomnia" è un album ben prodotto e dall'ottimo song-writing che ospita fraseggi e melodie ficcanti e oltremodo piacevoli da ascoltare.
Quattro gli ospiti illustri: i chitarristi Erkka Korhonen (Urban Tale), Jani Liimatainen (Altaria, Sonata Arctica) e Emppu Vuorinen (Nightwish), e Taage Laiho (Altaria) ai backing vocals.
"Insomnia" inizia con "I´m Sorry" e "Goin´All The Way", due brani veloci che sfoggiano cori AOR e atmosfere pop, ben orchestrati e non troppo pretenziosi; in particolare "Goin´All The Way" ricorda "Runaway Train", grande successo dei Soul Asylum dei primi anni ´90.
Toni più solenni per "Dream Child", midtempo che vede Hurme impegnato in un tono di voce più basso rispetto ai primi due brani mentre le chitarre inseguono i cori in un suggestivo effetto.
Ritorno al pop in pompa magna per "Out Of Love" che, fatta eccezione per un bel tappeto di basso che sostiene tutto il brano, non sarebbe stato male in un disco di un qualsiasi artista pop in auge negli anni ´80.
Segue la struggente ballad "Desert Rain" che inizia in toni sommessi con un duetto voce-piano per poi far salire la tensione subito dopo il primo ritornello. Grande interpretazione di Hurme che, senza voler strafare, dona al brano momenti toccanti.
La successiva "Animal" non brilla di luce propria, soprattutto a causa del ritornello cacofonico e della melodia piatta e creatrice di inevitabile tedio...
Intro di Keyboards quasi identico a quello di "Making Love", tratto dall´album "Eclipse" dell´axe-man svedese Yngwie Malmsteen, per "Walk Between The Shadows", brano poco impegnativo e molto simile ai pezzi contenuti in "Omega", ultimo lavoro degli Alyson Avenue (anch´essi svedesi).
"Judas My Brother" sfoggia un inizio in toni epici degno di una colonna sonora ed è sostenuto da un lavoro di chitarre piuttosto graffiante e da solenni riffs di tastiere. Anche in questo caso é rintracciabile una forte somiglianza tra il pre-ritornello di questo brano e il pre-ritornello di "Desert Dreams" degli svedesi (!) Shiva.
"On A Night Like This" è il tributo degli Human Temple ai Survivor, formazione storica la cui eredità viene ampiamente reclamata da un numero impressionante di nuove (e vecchie) band AOR.
Ennesimo scivolone nel pop per "Till´ The Day That I Die", costruito su un ritornello di (troppo) facile presa e tastiere prese in prestito dalle più famose canzoni dei Toto.
Il viaggio in "Insomnia" termina con la ballad pianistica "Forever", in cui la voce calda e pulita di Hurme è la grande protagonista.
Non c´è dubbio che questo sia un disco facilmente assimilabile e probabilmente costruito in modo da compiacere il mercato e rendersi adatto ai passaggi radiofonici. In effetti proprio questi sono i punti di forza del primo lavoro degli Human Temple, abili musicisti ma mai troppo narcisi, cratori di brani piacevoli e destinabili a un ampio pubblico.
Strizzare l´occhio al mercato non fa mai male; peccato l´aver dato poco spazio agli ospiti illustri che hanno prodotto riffs di chitarra difficilmente distinguibili da quelli del chitarrista ufficiale invece di dare a questa release quel valore aggiunto che generalmente ci si aspetta da nomi di questo calibro.
Inoltre viene spontaneo consigliare al vocalist qualche lezione di pronuncia della lingua inglese, unico vero neo del suo lavoro.
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