L'evoluzione dei
Vreid, band nata dalle ceneri dei viking black metallers
Windir dopo la morte del compianto Terje "Valfar" Bakken, continua inarrestabile con il nuovo
"Welcome Farewell, sesta prova in studio per un gruppo che ha sempre mantenuto standard qualitativi piuttosto alti.
La nuova fatica non fa certo eccezione a quanto appena detto e ci presenta otto brani di puro
vreid sound, di una musica cioè personale, intelligente e ricca di spunti interessanti che puntano in tante direzioni diverse.
Se è vero che il black'n'roll resta la base di partenza per le composizioni dei nostri, è altrettanto vero che Hváll e soci inseriscono divagazioni che pescano a piene mani dall'heavy metal anni '80, dal dark, dal gothic, fino a riprendere le fila del discorso iniziato dai maestri Windir rielaborandone le eccellenti armonizzazioni in chiave epico/malinconica, evidenti in tante melodie di chitarra, e adattandole ad un contesto moderno e, come ricordato, molto personale.
Il risultato di questa commistione è un disco fresco, intrigante, a tratti irresistibile nella sua semplicità, che può contare su perle come
"The Reap", opportunamente scelta come singolo, brano dal riff che ti si stampa immediatamente nella testa e che strizza l'occhio a certi Iron Maiden o
"Black Waves" e
"At the Brook" pezzi finali nei quali l'unione di dark, gothic metal e black raggiunge vertici di assoluta bellezza ed intelligenza.
"Welcome Farewell", chiariamolo, è un album che non piacerà ai puristi della nera fiamma: troppo eterogeneo, troppo intelligente, troppo poco marcio.
Ma a noi questo importa davvero molto poco.
Certo i
Vreid non suonano black metal, non solo per lo meno.
Loro sono artisti intelligenti e consci della loro bravura e questo album ne è una prova indiscutibile che non va ignorata.
Tutti quelli che cercano un suono originale, una musica che saggiamente ha saputo fare suoi gli insegnamenti di maestri della sperimentazione in ambito estremo come
Enslaved e
Solefald, troveranno nei
Vreid un magnifico esempio di come si possa suonare musica estrema e di classe senza ricorrere a stratagemmi particolari, ma solo facendo leva sulla semplicità.
Ed è proprio la semplicità a rendere
"Welcome Farewell" un album immediato ed accattivante senza per questo che il disco risulti commerciale.
Scusate se è poco.
Da avere.
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