Il primo brano di questo disco, “Sermon of profanity”, inizia con un intro morbido, in crescendo, dopodiché, all'ingresso della voce, il gruppo erutta tre minuti di furioso thrash old-school. Ed immediatamente si materializzano tre nomi:
1.
Sodom, 2.
Destruction, 3.
Kreator. Volendo, si può aggiungere quello degli Assassin, o uno qualsiasi di quel movimento ottantiano che io chiamo “teuto-thrash”.
Guardacaso, i
Witchburner sono di Fulda, Germania; si sono formati nei primi anni ’90 ed hanno all’attivo già diversi album. “Diversi” per modo di dire, visto che sono tutti espressioni di quello stile che fu, per alcuni anni, la risposta europea all’invasione dei thrashers americani (
inteso come continente…nda). Un movimento, quello tedesco, che indubbiamente è stato in grado di esprimere formazioni di tutto rispetto, vedi i succitati, ma si è poi irrigidito in una formula sempre uguale a sé stessa, cosa che lo ha fatto decisamente arenare.
Questo lavoro è perfetta riproduzione di qualche uscita minore ottantiana: enorme aggressività, assalto continuo, linee granitiche e buona tecnica, ugola cartavetrata alla Petrozza, perfetta aderenza ai canoni dello stile. Ma anche evidente mancanza di una identità almeno riconoscibile ed una completa assenza di sbocchi. Pur non essendoci nulla di sbagliato nel lavoro del quintetto tedesco, riconoscerlo tra decine di altri sarebbe impossibile anche per la persona più esperta nella materia di mia conoscenza:
“Ermo” Rapetti (il secondo sono io…nda!).
In sintesi, come concezione sarebbe un disco soltanto sufficiente, ma recupera mezzo voto per la capacità strumentale e, comunque, per una certa realistica coerenza del gruppo, che afferma:
“noi resteremo sempre nell’underground..”. Su questo, non ho dubbi.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?