Quello degli abruzzesi
Apolokia, progetto nato dalla mente del batterista
Von Blackfrost completato poi con l'ingresso di
Lord Verminaard, è un nome storico della scena black metal italiana essendo il duo in giro dal lontano 1994.
Una storia, la loro, fatta di demotapes, misantropia, isolazionismo ed assoluto rifiuto di qualunque forma di trend, una storia che oggi ci consegna, finalmente, il primo album di lunga durata del gruppo dopo il mini
"Immota Satani Manet" rilasciato nel 2009.
"Kathaarian Vortex", che esce per la My Kingdom Music, è puro
black metal.
Badate bene, black metal che non ha nulla di moderno ma è indissolubilmente legato al suono norvegese dei primissimi anni '90 e che rifiuta, sdegnoso, qualsiasi evoluzione che non sia semplice e oscuro nero assoluto.
Produzione scandalosa che a confronto quelle dei primi
Darkthrone sembrano uscite dagli Abyss Studio.
Chitarre che ronzano quasi indistinguibili per tutta la durata del platter e soffiano come i venti gelidi del nord. Batteria, che possiamo immaginare più che sentire, costantemente in blast beat. Voce che proviene direttamente dal più marcio degli inferni e che molto deve ad Attila Csihar del capolavoro dei
Mayhem per la sua vena teatrale.
Odio. Morte. Nichilismo. Elitarismo.
Questo è
"Kathaarian Vortex", che vi piaccia o no, ammesso che la cosa interessi agli
Apolokia.
Qui non abbiamo semplice musica, se musica la possiamo considerare.
Qui c'è solo espressione di odio primordiale e distacco dalla realtà, qui c'è solitudine, qui c'è il gelo.
A molti questo album farà schifo e la cosa non interesserà assolutamente ai suoi autori.
Qualcuno ne capirà l'attitudine e lo amerà ed anche questo non importerà al duo.
Un vortice di dolore. Deridetelo o adoratelo.
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