“
Remember the ‘80’s ??? So does Diamond Dawn! Sweden melodic rock sensation: giant arena rock with big balls!”
Prendiamo a prestito, sostituendo i
monicker, la frase pubblicitaria presente sullo
sticker di “Address the nation” dei formidabili H.E.A.T. per sottolineare le affinità artistiche (e geografiche) delle due
band e per augurare a questa nuova scoperta di casa Frontiers una carriera analoga a quella dei suoi celebri conterranei, ormai diventati, con pieno merito, uno dei principali esponenti della
New Wave Of Scandinavian Adult Rock.
Per rintracciare le “vere” influenze del gruppo è necessario, però, anche citare qualche nome un po’ più “navigato” come Treat, Alien, Europe, Skagarack e Bad Habit, se non addirittura risalire ai “grandi vecchi” Journey, Toto e Survivor, modelli intramontabili di un genere che non ha la “sedizione” tra le sue priorità espressive.
Ciò detto, non resta che godersi appieno questo “Overdrive” per quanto mi riguarda uno degli esordi più emozionanti degli ultimi tempi (e pure dei penultimi, forse …), davvero prossimo agli effetti “devastanti” cagionati sul mio apparato
cardio-uditivo dai debutti di W.E.T., Work Of Art, degli stessi H.E.A.T. o di gruppi come Miss Behaviour e Houston, tanto per non sforzare eccessivamente la memoria e non allontanarsi troppo da Göteborg, città natale dei protagonisti di questa disamina.
Pochissime le flessioni e quasi impercettibili le ingenuità compositive di un programma che inevitabilmente celebra la “storia” del settore, ma lo fa con un’istintività e una vocazione assolutamente fresche e spontanee, fondamentali per sfuggire al cumulo massificante di una “scena” sempre più affollata ed agguerrita.
L’indiscusso spessore tecnico delle esecuzioni e un amalgama invidiabile fanno il “resto”, e fin dalle prime suggestive note di “Into overdrive” si capisce istantaneamente che gli svedesi sono un gruppo di livello superiore, distante dalle facili mistificazioni e dalle emulazioni acritiche.
Sensazione confermata dalla successiva “Take me higher”, seduttiva e vibrante, e la questione si fa addirittura più circostanziata in “Crying”, delizia melodica punteggiata dalle note battenti del pianoforte e autentico balsamo per l’anima.
“Standing as one” si muove felicemente sulla linea di congiunzione tra romanticismo e rigogliose aperture corali, “California rush” suona “rotonda” e “ruggente” come il motore della Harley che si percepisce nel suo
incipit e “Indestructible” ha i mezzi per sfidare nientemeno che i Work Of Art sul loro terreno preferito.
La spigliatezza alla Night Ranger di “Turn it up” galvanizzerà i vostri sensi senza chiedere l’autorizzazione, “The hunter” è degna di una sua gloriosa omonima e vi catturerà con un’esca che si chiama
feeling, “Give it all” non interrompe la magia pur scontando qualche leziosità, mentre “Don’t walk away”, con la sua virile carica sentimentale, illanguidirà anche il più implacabile dei
tombeur de femmes e “Powergames” sferra un altro colpo da
knock-out, destinato a stendere a tappeto tutti gli estimatori del
pomp-AOR di classe.
“Overdrive” è un lavoro d’impressionante qualità, in cui emerge tutto il talento e la verve dei Diamond Dawn, candidati fin dall’opera prima ad un ruolo di spicco nell’ambito dei migliori interpreti del “classico” … “somatizzare” ancora meglio le sonorità della tradizione e renderle pienamente “proprie” rappresenta lo stimolo per future realizzazioni, ma qualcuno lassù si sta già “preoccupando”, mi sa … che l’
Olimpo della
NWOSAR debba presto prepararsi ad accogliere un nuovo “inquilino”?
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