Iniziare la propria carriera e continuarla venendo incensati da mostri sacri del panorama metal mondiale, da Angela Gossow degli Arch Enemy a Tom Angelripper dei Sodom passando per il prezzemolino Dan Swano, può voler dire due cose: o sei davvero bravo a venderti oppure sei davvero bravo punto.
Per mia e vostra fortuna i
The Very End, che con
"Turn Off the World" raggiungono quota tre dischi in 7 anni di carriera, sono decisamente ascrivibili al secondo caso.
Autori di uno speed/thrash dalle chiarissime e ingombranti (in senso buono) tinte death, i tedeschi propongono un sound vario e variegato capace di accontentare un po' tutti i palati ma, allo stesso tempo, di scontentarne altrettanti, tendenzialmente quelli più puristi dei due generi, che non vedono di buon occhio le eccessive contaminazioni.
Per quanto mi riguarda se le contaminazioni sono di questo genere e di codesta qualità, ben vengano. Mi piace adottare la definizione di "tedeschi che giocano a fare gli svedesi", tanto è palese il modo di combinare in maniera spiccata il thrash teutonico e il death scandinavo.
E l'abilità maggiore dei The Very End è proprio quella di risultare imprevedibili in questo processo, non dimenticando di mantenere una certa linea di continuità pur proponendo episodi così diversi tra di loro: si passa infatti dall'intenso groove di "
Splinters" e
"Iron Sky", bellissima quest'ultima, alla melodia al limite della ballad di "Maelstrom Calling", passando attraverso la rockeggiante "Infidel" e, per contrasto, al primo singolo "
The Black Fix", bordata death che vede al microfono la piacevolissima ospitata di LG Petrov degli Entombed.
E basterebbe davvero questa prima parte di disco per descrivere appieno l'abilità e la qualità dei tedeschi, ma è sufficiente dare un ascolto alla successiva "
Sixes and Nines" per rendersi conto che sarebbe davvero un peccato sprecare tanto ben di dio, soprattutto dopo aver incrociato la splendida "Dreadnought".
E tanta bontà in fase di songwriting è adeguatamente accompagnata da un comparto tecnico davvero eccellente, che vede nei suoi componenti il batterista
Daniel Zeman, il bassista
Marc Beste e la coppia di chitarristi
René Bogdanski e
Alex Bartkowski.
Il punto forte e vero gioiello della band è però senza dubbio il vocalist
Björn Goosses, uno dei cantanti più talentuosi in ambito thrash/death che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni, capace di passare in agilità da un cantato puramente thrash, come nella già citata "
Dreadnought", a un growl aggressivo e "grattato" come nell'opener o su "
The Last Mile", senza dimenticare la prestazione eccellente anche nel cantato più educato, come in "Maelstrom Calling" o nella conclusiva "
To Feed On Hope". Ne sentiremo sicuramente parlare.
In conclusione abbiamo a che fare con un album davvero eccellente, vario e adatto sia allo scapocciatore pazzo sia all'ascoltatore più "colto" e raffinato (dare un'occhiata ai testi tra l'altro, ispiratissimi). Da ascoltare tutto d'un fiato e con attenzione,
"Turn Off the World" dei
The Very End potrebbe diventare uno dei vostri dischi preferiti di quest'ultimo anno.
Quoth the Raven, Nevermore..
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