Great White - 30 Years – Live from the Sunset Strip

Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2013
Durata:76 min.
Etichetta:Frontiers Records

Tracklist

  1. DESERT MOON
  2. LADY RED LIGHT
  3. FACE THE DAY
  4. HOUSE OF BROKEN LOVE
  5. SAVE YOUR LOVE
  6. MISTA BONE
  7. THE BIG GOODBYE
  8. BACK TO THE RHYTHM
  9. ROCK ME
  10. CAN’T SHAKE IT
  11. ONCE BITTEN TWICE SHY

Line up

  • Terry Ilous: vocals
  • Mark Kendall: guitar
  • Michael Lardie: guitar, keyboards
  • Scott Snyder: bass
  • Audie Desbrow: drums

Voto medio utenti

Lavoro allo stesso tempo prevedibile e coraggioso, questo “30 years – Live from the Sunset Strip” dei Great White.
Celebrare trent’anni di carriera attraverso un live album, una delle modalità espressive più congeniali ai bluesbreakers californiani, non a caso ampiamente documentata in una ricca discografia, era, infatti, una soluzione facilmente pronosticabile, e contemporaneamente non sorprende che per farlo la band decida di affidarsi quasi esclusivamente (forse possiamo escludere dalla nobile categoria solo “Back to the rhythm”, comunque pregevole …) ai grandi classici della sua vibrante parabola artistica.
Il “problema”, se così vogliamo definirlo, è che, in questo modo, il confronto tra il “passato” e il “presente” del gruppo, inevitabilmente rappresentati dalle voci di Jack Russell e Terry Ilous, appare davvero rischioso e impegnativo, soprattutto se immaginiamo come principale destinazione dell’opera i fans più affezionati del Grande Squalo Bianco.
Inutile nascondersi dietro il proverbiale “dito”, dunque … moltissimi dei pezzi contenuti nella raccolta sono “fatti” per essere cantati da Russel, o almeno è così che le sinapsi cerebrali ormai li accolgono istintivamente, e per quanto si sforzi il pur bravo Ilous (sentitelo nell’intensa “Save your love”, per un immediato riscontro …), mentre li ascolti e sei avvolto dall’ardore del blues e dall’energia del rock, qualcosa sembra non funzionare correttamente.
Aggiungiamo una prestazione complessiva pertinente e meticolosa eppure anche mancante di un pizzico di “elettricità” e otteniamo un lavoro gradevole, pieno di belle canzoni (veramente difficile trovare dei difetti a un programma inattaccabile …) ottimamente eseguite e interpretate, che però non entusiasmano come ci si aspetterebbe da materiale così “scottante”.
Probabilmente troppo “anomalo” per i “nostalgici” e troppo poco “rappresentativo” per gli eventuali neofiti, non si comprende appieno la collocazione di un disco da considerare sostanzialmente come una “festa” (auguri! Guys, e di cuore, a dispetto di ogni considerazione critica …) riuscita solo in parte e come una dichiarazione di “presenza” e di risolutezza per una formazione che speriamo possa al più presto riappropriarsi, concentrandosi sul “nuovo corso” della sua esistenza, di quel ruolo da protagonista assoluto nella storia dell’hard-rock-blues purtroppo smarrito nel recente “Elation”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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