Terzo album per i
Feared di
Ola Englund, attualmente chitarrista anche dei
Six Feet Under di
Chris Barnes, se escludiamo il disco "
Refeared" del 2012 che altro non è che il primo album omonimo risuonato e ri-registrato dopo un paio d'anni.
Si giunge così a "
Furor Incarnatus" che per la terza volta è un'autoproduzione, dato che "stranamente" i Feared non riescono a trovare un'etichetta che li supporti: ho usato le virgolette non a caso, infatti abbiamo il paradosso di un gruppo più che valido ed in particolar modo di un disco davvero ben fatto che però a causa di un mercato completamente morto ed asfittico, specie nel settore death metal, non ha il supporto di nessuna label, a causa di vendite che sarebbero in ogni caso risibili e non certo per colpa dei Feared.
Al contrario, onestamente non mi aspettavo un così buon lavoro dal quartetto svedese che davvero sciorina una prestazione invidiabile: a fronte di un death metal che miscela in maniera assai personale elementi cari sia alla scena europea sia a quella statunitense ed allo stesso tempo li ripropone sia in salsa old-school sia in forma piuttosto moderna (molto più preponderante) , con suoni stoppati e breaks di cannibalcorpsiana memoria, dobbiamo dire che "Furor Incarnatus" possiede degli assoli INCREDIBILI, e credetemi che il maiuscolo non lo sto usando a caso: ogni brano, ovviamente in particolar modo quelli meno "urbani" e più dediti allo swedish sound, presenta un solo con una classe, un gusto ed un'esecuzione magistrali, da accapponare la pelle.
Come detto il disco è anche piuttosto vario, mai banale, monotono e ripetitivo, c'è una grande alternanza tra pezzi più melodici, più cadenzati, più ferali, più all'arma bianca, insomma ce n'è per tutti i gusti. Anzi all'interno di ognuno c'è anche la svolta che non ti aspetti, ad esempio "
Satan" sembra il classico pezzo in chiave moderna, che poi però devia su un retrogusto melodico anni '90 ed ancora su un chorus mezzo pulito mezzo progressive che spiazza in maniera decisamente personale e positiva.
Per i gusti personali del sottoscritto avrei preferito un approccio più classico ma è indubbio il valore di brani come l'opener "
Live in You" e "
Breathing Failure", con sempre quel quid in più, quel valore aggiunto degli ottimi assoli e di rifiniture melodiche di gran classe.
A livello commerciale non se lo sta filando nessuno, ma è bene segnalare che ultimamente nel death metal c'è una grande risalita qualitativa e la cosa, a chi come me ritiene il death la forma estrema pura del metal, non può che fare un grande piacere. Bravi Feared.
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