Dopo aver militato in formazioni come Hackman, Road Saw e Milligram, il chitarrista
Darryl Shepard decide di imbracciare il suo strumento e dedicarsi alla sua carriera solista. Nasce così nel 2010 il progetto
Blackwolfgoat, di cui Shepard è la mente creativa ed unico esecutore.
"Dronolith" è l'opera prima di questa nuova creatura, che musicalmente possiamo definire come una seguace del sound di formazioni come gli Earth di Dylan Carlson: armato solamente della sua chitarra, Shepard mette insieme sei mantra interamente strumentali basati sulla sovrapposizione di riff che la sua sei corde ripete in maniera ciclica ed ossessiva, aggiungendo man mano nuovi elementi al riff portante. Nonostante la maggior parte delle composizioni mostrino una pesante impronta psichedelica, non mancano episodi più tetri ed oscuri come "Tyche" o "Event Radius", che con il loro drone oscuro rappresentano il lato più tetro e desolante della musica di Blackwolfgoat.
Un grosso pregio che va riconosciuto a Shepard è quello di possedere il senso della misura: i sei pezzi (eccezion fatta per la lunga titletrack) non vengono mai trascinati più del dovuto e sebbene abbiano una durata che si attesta attorno ai 6 minuti di media non risultano dei polpettoni indigeribili. Una trappola in cui molti artisti che si cimentano nel genere incorrono.
Probabilmente per la maggior parte degli ascoltatori "Dronolith" risulterà una noiosa riproposizione del medesimo riff; gli appassionati di drone potranno invece godere di un discreto album, fedele ai canoni del genere ma ben lontano dall'essere un capolavoro.
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