Vi faccio un quiz: che vi aspettate da un gruppo italiano che ha tra le sue fila una bella donzella alla voce e un'altrettanto bella donzella alla chitarra? Avete detto symphonic power o giù di li? Avrei risposto così anch'io, lo ammetto, e invece..
..invece i
Radiance, palermitani all'esordio sulla lunga distanza con questo "
Undying Diabolyca" stupiscono tutti e si esibiscono in un prog non esageratamente complesso ma di sicuro interesse, che mi ha ricordato gli inglesi To-Mera di Julie Kiss.
Confermano senza dubbio le discrete impressioni emerse dal
Promo targato 2012 e recensito dal buon Ermo, anche se personalmente devo dire, mio malgrado, di non essere propriamente un fan della voce della bella
Karin Baldanza, che a mio modo di vedere non riesce mai a trovare una vera identità all'interno del disco, barcamenandosi tra una voce "lirica" non troppo convincente e una "normale" decisamente migliore ma dai contorni troppo vaghi. Senza dubbio apprezzabile l'avere una ragazza dietro al microfono in un gruppo prog, non è cosa così comune, ma forse sarebbe stato meglio un altro tipo di approccio allo "strumento".
A fare da contraltare alla prestazione un po' ombrosa, ma non per questo priva di talento, di Karin c'è senza dubbio la prova maiuscola di
Fabio Accardo al basso: qua lo dico e qua lo nego, ma un giovane bassista così bravo e di così spiccata personalità non lo sentivo da davvero tanto, tanto tempo. A tratti, per lo stile, mi ha ricordato un po' Lars Norberg degli Spiral Architect e un po' Randy Coven degli Ark..insomma, mica pizza e fichi. Se non ci credete, basta dare un ascolto alla bellissima "
Another Way" e all'altrettanto bella "
Undying Diabolyca", canzone che da il titolo all'album.
Il resto delle canzoni è di discreto livello, con picchi raggiunti da "
Storm" e "
Behind the Light", ma non reggono la prova del tempo, risultando alla lunga un po' troppo prive di personalità. Una maggiore attenzione e creatività a livello di songwriting, insomma, non avrebbero certo guastato.
Discreti sono invece gli inserti di chitarra e gli assoli di
Federica Viola, così come ottimo è invece il lavoro alla batteria del metronomo
Elio Lao.
Complessivamente però
"Undying Diabolyca" è senza dubbio un esordio positivo per una band che ha dalla sua un mare di talento e la sicura possibilità di sfondare. Avanti quindi di questo passo, limando magari qua e la qualche piccolo difetto di giovinezza artistica, verso un secondo disco che mi aspetto di livello ancora superiore.
Quoth the Raven, Nevermore..
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?