Dopo l'omonimo demo del 2010, i
Simulacro, promettente band italiana della Sardegna, giungono al qui presente esordio discografico grazie alla ATMF records, etichetta che ha fortemente creduto nel gruppo di Oristano.
Ascoltando l'album, sono giunto alla conclusione che la fiducia dell'etichetta è stata ben riposta dal momento che il black metal dei nostri è di pregevolissima fattura.
Prima di tutto parliamo di un black metal fortemente influenzato dalla scuola death americana di gente come
Nile o
Morbid Angel, ma che, nonostante questo, resta molto originale e, soprattutto, profondamente evocativo.
I
Simulacro, infatti, di fianco a micidiali sfuriate in blastbeat in cui il gelo e le dissonanze assurgono a veri protagonisti, piazzano momenti rallentati dal sapore marziale che rendono l'atmosfera di
"Fall of the Last Idol" davvero malata e sinistra.
Il costante variare ritmico dei pezzi contribuisce alla creazione di un suono opprimente, che a volte sfocia nel death/doom più sofferente (la strepitosa
"Irreversible Iconoclastic Corruption"), di un suono cioè che permea di oscurità tutta l'opera senza lasciare che un singolo barlume di luce spezzi il nero incombente.
Su una base sonora di questo genere, che qui e la indulge anche in brevi momenti ambient esoterici, si staglia la voce di
D1821 che sa alternare timbro black e death senza nessun problema contribuendo, dunque, a plasmare una musica brutale e morbosa.
Riassumendo in breve, i
Simulacro hanno dato prova di una grande intelligenza compositiva riuscendo, da un lato, ad unire la feralità del black metal più gelido con la brutalità del death metal d'annata e, dall'altro, condendo il tutto con una atmosfera, lasciatemi dire tutta italiana, dolorosa e plumbea capace di proiettare questo album tra le cose migliori ascoltate, fin'ora, nel 2013 in ambito estremo.
Complimenti davvero.
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