Leggere che i
Teardown si sono formati nel 2001, mentre il debut è uscito dodici anni dopo, già mi aveva fatto venire dei dubbi. Dodici anni sono tanti per affinare la propria tecnica e capacità compositiva;
Inner Distortions avrebbe dovuto essere, se non un capolavoro, qualcosa di molto vicino. Invece tutto quello che troviamo sono una bella voce femminile e delle belle parti melodiche, soprattutto le linee di pianoforte in una marea di noia. Già al terzo brano ci si perde e le canzoni sembrano una uguale all'altra. La colpa principale è del lavoro chitarristico, piatto e monotono, che a volte si riduce ad un tappetto zanzaroso di sottofondo, nemmeno tentasse di copiare le chitarre zanzara dei primi lavori black metal. La sezione ritmica evidentemente ha un'idea propria del termine "ritmico", oppure ha fatto un uso eccessivo di camomilla. Katja Pieksämäki ha una voce che potrebbe reimpiegare con maggiori soddisfazioni al di fuori del metal, in un gruppo dark wave o indie wave per esempio, qui è proprio sprecata. Sulla carta Inner Distortions doveva essere "Finnish atmospheric metal", un mix di melodia ed atmosfera con chitarre pompate ed arrangiamenti possenti, ma solo la melodia cerca di far capolino dal resto (belle le linee di violino e pianoforte di
Fire in her Eyes). Chissà perché, mi viene da pensare ad un altro gruppo finlandese, gli As Divine Grace, che nel 1997 pubblicarono il bellissimo e sottovalutato Lumo, quello era finnish atmospheric metal.
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