Registrato per uno
show televisivo del 2001 e finora pubblicato solo su Dvd, “Live” è un altro significativo tassello nell’operazione di rilancio della
Electric Light Orchestra organizzata dalla Frontiers Records.
Con due
bonus-track da studio inedite (“Out of luck” registrata nel 2010, una sorta di
rockabilly abbastanza inoffensivo, e “Cold feet” del 1992, decisamente più ispirata) e quattro brani non inclusi nel suddetto dischetto versatile ("Secret messages", "Sweet talkin' woman", "Twilight" e "Confusion"), il Cd rappresenta una plausibile occasione d’acquisto sia per i
fans del gruppo e sia per gli eventuali neofiti che volessero approfondire il vaporoso e colorato mondo musicale di Jeff Lynne e dei suoi
pards (con il solo Richard Tandy, tra i membri “storici” della ELO, in
line-up …), un universo fatto di
pop, di
rock n’ roll, di
rhythm n’ blues, di
glam e di barocchismi sinfonici, in un crogiolo di Beatles, Beach Boys, Queen, Byrds, Roy Orbison e Chuck Berry (la
cover della sua “Roll over Beethoven”, apprezzabile anche in questo lavoro, fu un successo per la
band britannica …), senza dimenticare i Bee Gees, almeno negli anni d’oro della
disco-music.
Come accade di frequente in questi casi, alla scaletta del disco mancano alcuni “classici” (l’amata / odiata "Last train to London", tanto per citarne uno …), e tuttavia quelli presenti (il suadente
funky-soul “Evil woman”, “Showdown”, la deliziosa “Secret messages”, le spumeggianti “Sweet talkin’ woman” e “Mr. blue sky” e poi ancora la languida “Twilight”, nonché “Confusion” e “Don’t bring me down”, una forma di viscosità
kitsch che contagia all'istante …) forniscono una fotografia piuttosto chiara dell’orientamento artistico del gruppo, comprendendo nell’immagine anche quell’ironia, quell’orecchiabilità e quella leggerezza (a volte sconfinante nella “stucchevolezza”, è bene ammetterlo …) che costituiscono da sempre “l’arma di distinzione” dei nostri.
Forse troppo incostante e “volubile”, ma assai creativa e spesso artefice di autentici guizzi di genialità, l’
Orchestra di Birmingham merita sicuramente l’attenzione dei
musicofili del terzo millennio, soprattutto di quelli che magari credono che certe cose le abbiano “inventate” gli Oasis, Mika o gli Scissors Sisters.
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