Cosa accadrebbe se alcuni musicisti della scena hardcore newyorkese decidessero di fondare un progetto doom metal, mettendo insieme le loro varie influenze stilistiche? Verrebbero fuori i
Kings Destroy.
Questa formazione, con base a Brooklyn, comprende la coppia di chitarristi Porcaro e Skowronski (della NYHC cult-band Killing Time), il cantante Murphy (Uppercut) e la ritmica Bocchino / Sefcik (già con Uppercut, Electric Frankenstein, Stanley ed altri), in sostanza gente a dir poco stra-navigata.
Siamo al secondo album, seguito dell’esordio “And the rest will surely perish” (2010) che li ha fatti conoscere a livello underground. Le coordinate prevedibilmente non cambiano: doom lento e cadenzato, con affilature metalliche e propensione per liriche futuristiche e fantascientifiche. Qualcosa che unisce i The Melvins con i primi Cathedral o Candlemass, cioè temi melodici dark rock ed atmosfere tenebrose. I brani sono estesi ma lineari, senza particolari cambi di ritmo o direzione. La produzione è stata affidata a Sanford Parker (Zoroaster, The Gates of Slumber) che come al solito ha accentuato la pesantezza marziale del sound.
Da sottolineare che la band prosegue le sue attività collaterali legate ad una certa visione “attivista” di parte della scena hardcore, come sponsorizzare un piccolo team di basket formato da ragazzi con problemi di emarginazione o promuovere un concerto a sostegno dei Torche, gruppo della Florida, il cui van è stato recentemente svaligiato con perdita dell’intera strumentazione.
Musicalmente non saranno dei fenomeni, ma perlomeno i Kings Destroy si dimostrano gente capace di pensare anche agli altri. Di questi tempi, una rarità.
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