Dopo il recente lavoro degli svedesi Year of the Goat, abbiamo l’esordio di un’altra formazione che prova a rileggere il lato oscuro del metal primi anni ’80.
I Magister Templi sono norvegesi, di Oslo, si sono formati circa un lustro fa e finora avevano realizzato soltanto un Ep. Pur mostrando un look tutto sommato normale, nascondono la loro vera identità dietro i classici “nomi d’arte” da stregoni black metal. Propongono uno stile vicino a quello di formazioni come Mercyful Fate, Metal Church, Heaten, ma inserendo vibrazioni occulto-sataniche che paiono tornate di moda negli ultimi tempi.
Tecnicamente preparati, classico dei gruppi scandinavi, vantano trame di una certa complessità ma con suoni nitidi e precisi. In diversi passaggi è impossibile non notare che il vocalist Abraxas (?!?) abbia scelto come modello il tenebroso King Diamond e tenti di replicarne il famoso falsetto. Idea della quale, fortunatamente, non abusa. I brani propendono per ritmi mid-tempo, più avvolgenti che travolgenti, con le chitarre che ricamano incroci di riff ed assoli di buona fattura, come emerge subito durante i sei minuti di “Master of the temple” in apertura del disco. Le tematiche trattate riguardano ovviamente occulto, satanismo, rituali, ecc, per cui l’atmosfera talvolta si tinge di nero come nella doomeggiante “Leviathan”, a mezza via tra Candlemass e Witchcraft, mentre “Tipharet” mostra il cipiglio guerriero e virile del metallo “epico”.
Si tratta di buon debutto, nulla di sconvolgente ma la qualità media è abbastanza alta. Fortemente consigliato ai fans di Year of the Goat, Pagan Altar, Raven Black Night, ed altre bands del genere.