Il secondo
Ep degli
Zero Division ce li riconsegna sicuramente più “a fuoco”, ma anche meno versatili, consentendoci di affidare “Into the unknown” alla tipica scuola teutonica del
metal melodico.
Se da un lato la cosa non dispiace per nulla, grazie alle qualità specifiche di una
band che aderisce al nobile filone artistico con buone doti di vitalità espressiva, dall’altro delude leggermente chi come il sottoscritto aveva intravisto nella prova precedente intitolata “Through the night” i prodromi acerbi di una formula espositiva ancor più creativa ed eterogenea.
Poco male, vorrà dire che ci “accontenteremo” di un buon discepolo di “gente” del calibro di Scorpions, Victory, Axxis, Domain e Craaft, capace di produrre stesure compositive magari poco inclini alla “fantasia”
tout court e tuttavia gradevoli e abbastanza coinvolgenti, esibendo un apprezzabile equilibrio tra melodie e grinta.
Il cantato non esattamente “esplosivo” eppure assai comunicativo di Rufus Blake rappresenta il classico “valore aggiunto” della situazione, in grado di pilotare adeguatamente brani dall’andamento “fiero” e fremente (“Life is today”, “Zero division” e “Vendetta’s calling”, con le loro le suggestive scorie di
british hard n’ heavy) e momenti dal suono corposo ed emozionale (“Wheel of time”, la meno efficace “Starchaser” e la bella “Desolation road”), abilmente supportato nella totalità del processo dalle chitarre ficcanti di Jonny C. Maverick e dalle tastiere di Nathan Sky, autore di un discreto lavoro di raccordo e di “coloritura” armonica.
Ora che la direzione sembra tracciata in maniera maggiormente coerente e precisa agli Zero Division non resta che accentuare ulteriormente il magnetismo melodico della loro proposta … solo così potranno conquistare fino in fondo i sostenitori dell’
hard cromato d’estrazione mitteleuropea …
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