Realizzare un concept album di 71 minuti come disco d'esordio non è di certo una scelta facile. Se questo disco d'esordio poi si rivela essere un disco di prog rock la cosa diventa ancor meno facile, soprattutto se la volontà si dimostra quella di trarre chiara e piena ispirazione dai grandi del passato. E se poi uno di questi grandi del passato si scopre essere tuo padre beh..l'impresa si fa davvero molto ardua.
E l'autore di quest'impresa ha impresso sulla carta d'identità il nome di
Simon Collins mentre il padre di cui parlavo poco sopra è nientepopodimeno che Phil Collins, che i più conosceranno come batterista e cantante dei Genesis, oltre che autore di una notevole carriera solista che l'ha portato alla celebrità a livello mondiale.
E' questo quindi che il buon Simon deve caricarsi sulle spalle, un peso notevole e un fardello che ahilui non può non essere considerato. Io però vorrei provarci, perchè è giusto valutare il suo lavoro senza tener conto di chi sia suo padre e di cos'abbia fatto per il mondo della musica. Simon e i suoi
Sound of Contact meritano di essere trattati semplicemente per quello che sono.
"
Dimensionaut" è un lavoro maturo, pur trattandosi di un debut album, perchè dietro di esso ci sono musicisti che calcano la scena da un bel po' di tempo, chi da solo e chi in altri gruppi della scena prog mondiale, né troppo famosi né carneadi, solo gente che ci sa indubbiamente fare.
E oltre ad essere un lavoro maturo si dimostra prima di tutto un disco coerente, completo e senza momenti di rilassamento, suonato in maniera eccellente da parte di ogni singolo componente, con in particolare da sottolineare la prova alle tastiere di
Dave Kerzner e, manco a dirlo, quella alla batteria di Simon Collins, davvero pregevole e ricca, varia, colorata. Il concept è tanto banalotto quanto ad argomento (viaggi spazio-tempo-mente, molto ayreonesco, niente di nuovo per chi bazzica l'ambiente insomma) quando fresco in materia compositiva, con canzoni che spaziano dal prog rock anni '70 a quello più moderno dei migliori Porcupine Tree, tanto per fare un nome che balzerà sicuramente alle sinapsi di diversi ascoltatori.
Fin dalla leggerissima opener
"Sound of Contact", condita dalle vocals di Simon, passando per gli splendidi minuti strumentali di "
Cosmic Distance Ladder" (Arjen Lucassen faccia "ciao ciao" con la manina") e finendo con la meravigliosa e interminabile (in senso buono) suite finale "
Mobius Slip" abbiamo a che fare con un disco che farà senza dubbio la felicità degli amanti del bel canto e di quel tipo di musica raffinata e di classe, della quale inizia seriamente a sentirsi la mancanza.
Simon Collins e i suoi compagni sono riusciti con "
Dimensionaut" nella difficilissima impresa di creare un album fondamentalmente anacronistico ma spettacolare, il tutto portandosi sulle spalle quel peso di cui si parlava in precedenza. Certo è che se la qualità della proposta è quella di questo album d'esordio, ben venga allora il nepotismo.
Quoth the Raven, Nevermore..