In Polonia, nell’anno 2013, accade che una blues/jazz band come i
Krzak uniscano le forze con i metallari
Sepsis per dare vita a un progetto progressive metal strumentale di cui, sinceramente, si può anche fare a meno.
Non che ci siano canzoni effettivamente brutte, ma dopo un paio di ascolti la noia è davvero padrona della scena, incontrastata. L’accostamento del violino elettrico ai riff metal è storia vecchia, che qui si ripete all’infinito, con risultati a volte buoni e altri meno.
Non credo sia il caso di analizzare canzone per canzone questo lavoro, ma penso sia invece meglio esprimere chiaramente un concetto: un disco strumentale, per funzionare, deve essere qualcosa di eccezionale. Non basta mettere insieme gente capace di suonare, ci vuole gente con una mente geniale, punto e basta. Quanti sono i dischi strumentali che considerate capolavori assoluti? Scommetto che in tutti c’è lo zampino di personaggi di cui solo leggere il nome vi fa venire la pelle d’oca. È proprio questo che intendo: non tutti possono permettersi di riuscire in una simile impresa.
Vedete voi, di sicuro l’ascolto preliminare è sancito dalla legge.
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