Anni di storia, sette album e un’evoluzione che porta dal thrash delle origini al nu/industrial degli anni 2000, fino a questo
Blood On The Face, un disco che per i russi Grenouer rappresenta forse un nuovo punto di partenza.
Se finora, infatti, la band aveva faticato a trovare un filo conduttore preciso del nuovo corso musicale, con questo album c’è da dire che la proposta trova finalmente un senso compiuto, regalandoci un disco di alternative metal pronto a conquistare importanti fette di pubblico.
In mezzo a tanto groove, ricercato con riffoni ad arte e momenti più industrial, a farla da padrone è la melodia: nei ritornelli, nelle linee vocali, ogni volta che serve. Grazie a questa attenzione melodica nel songwriting il disco risulta estremamente godibile fin dai primi ascolti, consegnandoci una band fresca e convincente.
Certo, non stiamo parlando di un disco epocale o di un lavoro che può durare mesi e mesi nello stereo, ma secondo me l’obiettivo di una proposta musicale di questo tipo è stato centrato in pieno. Questo è un disco nato per piacere alla maggior parte delle persone possibili e credo proprio che ci riuscirà. Magari deludendo gli amanti delle sonorità più dure, ma ci riuscirà.
Un album moderno, coerente e ben fatto. Non una proposta per tutti, ma gli amanti delle sonorità più recenti e di un certo modo di fare metal troveranno pane per i propri denti.
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