Gli americani
ASG hanno cominciato la loro carriera circa una decade fa, costruendosi un piccolo seguito underground grazie ad alcuni lavori usciti per etichette minori. Adesso però hanno ottenuto un contratto con la Relapse, cosa che dovrebbe consentire alla band del North Carolina maggiore visibilità internazionale.
Ciò che sorprende abbastanza all’ascolto di questo “Blood drive”, è che non pare affatto il tipo di proposta solitamente associata alla label statunitense. Niente urla e muscoli, né macigni ultraheavy, né growl o sperimentazioni estreme, gli ASG ci propongono solide linee rock unite ad una evidente vicinanza agli sviluppi psichedelici. Si tratta di venature dai toni spesso ammorbiditi, quasi gentili, un po’ sul modello degli ultimi Baroness, ma partendo da sorgenti dal timbro più hard’n’heavy.
“Avalanche”, “Blood drive”o la felpata “Blues for bama”, testimoniano di tale attitudine che consente anche buone soluzioni melodiche, sottolineate da una parte vocale pacata e dai leggeri echi grunge. Però altri pezzi spostano il tiro in senso maggiormente energico, vedi “Castlestorm” o “Stargazin”, ascrivibili all’impostazione chitarristica di Danava, Horisont, ecc, giungendo fino alla tensione nervosa ed incalzante dell’ottima “Scrappy’s trip”. Ci sono un paio di momenti meno convincenti, ma l’insieme tiene sicuramente bene, dimostrando che il gruppo ha ormai raggiunto la sua completa maturità musicale.
Terminato l’ascolto, rimane la sensazione di forza ed eleganza, di mood nostalgico, qualcosa di ben tangibile e concreto che racchiude però al suo interno sussurri sull’inesorabilità dello scorrere del tempo.
Bene ha fatto la Relapse a promuovere quest’ottima formazione, capace di comporre un disco che merita interesse, sebbene distante dai normali confini stilistici del suo rooster.
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