Se vi dovessi consigliare il nome di un gruppo che si cimenta nell'impegnativa materia del metal d'avanguardia, certamente vi proporrei quello dei
Carrier Flux.
Il progetto di
Jeff Phillips, membro unico del gruppo, giunge con
"Objection" al suo terzo lavoro e ci offre una musica che spazia un po' in tutte le sfumature dell'estremo, giungendo ad un sintesi di pregevolissima fattura.
Se la base di partenza dell'artista americano è senza dubbio il black metal dal taglio sinfonico, è altrettanto vero che la sua proposta devia fortemente dai canoni del genere e si arricchisce con trovate
oblique degne di nomi come
Solefald,
Ved Buens Ende o
Arcturus, senza rinunciare, comunque, a condire il tutto con largo uso della melodia e di atmosfere malinconiche tipiche del dark/doom.
Il risultato di questa commistione, che incredibilmente viene riassunta in brani brevi e "diretti", è un album dal suono fresco, aggressivo e mai intellettualoide, difetto, tipico, dei nomi che ho citato più sopra.
I
Carrie Flux sono, devo sottolinearlo, un gruppo di metal estremo: suonano violenti e aggressivi e ci offrono brani in cui le chitarre sono taglienti come rasoi e lo scream acido e malato, ma nel contempo i nostri avvolgono la loro proposta con soluzioni molto eleganti testimoniate dai bellissimi cori e dai frequenti arpeggi che donano ampio respiro ai pezzi.
"Objection" è un disco di black metal americano che americano non lo è per nulla. I dodici brani che ne compongono l'ossatura sono, infatti, all'insegna della tipica avanguardia norvegese, soprattutto per l'uso delle voci, ma sono anche dannatamente personali e, mi ripeto, talmente semplici e immediati da non sembrare assolutamente complessi come in realtà sono nel profondo.
Chiunque ami l'intelligenza nell'estremo deve ascoltare questo album.
Fidatevi.
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