Six Magics - The Secrets Of An Island

Copertina 6,5

Info

Genere:Power Metal
Anno di uscita:2004
Durata:67 min.
Etichetta:Underground Symphony
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. THE SECRETS...
  2. CHAOS AND FURY
  3. RISING OF THE ISLAND
  4. CHILOÉ, THE CREATION
  5. ENDLESS WAITING
  6. CALEUCHE (THE FLYING DUTCHMAN)
  7. GODDESS OF THE SEAS
  8. CRADLE OF SORROW
  9. BRUTAL SACRILEGE
  10. TRUSTED STEPS IN THE FOREST
  11. TRAUCO (SEEDS OF PAIN)
  12. SLAVE OF THE SKY
  13. HOPELESS RETURN
  14. FROZEN LIPS IN THE NIGHT
  15. THE BASILISK
  16. ...ANOTHER NIGHT
  17. THE SECRETS OF AN ISLAND

Line up

  • Sergio Dominguez: vocals
  • Gabriel Hidalgo: guitars
  • Erik Avila: guitars
  • Sebastian Carrasco: keyboards
  • Mauricio Nader: bass
  • Paolo Stagnaro: drums

Voto medio utenti

La recensione del disco dei Six Magics mi consente di spendere due parole sull'Underground Symphony, per la quale viene pubblicato il secondo lavoro di questi power metallers sudamericani.
L'etichetta in questione è una di quelle piccole realtà del metal tricolore che da anni opera nell'ambito della "nostra" musica preferita, fornendo prova di fedeltà ad una linea improntata sulla competenza e sulla coerenza, senza presunzioni. Maurizio Chiarello, proprietario della label, si è dimostrato un abile "discografico", fomentato più dalla passione che non dalle sterili strategie e logiche di mercato, sostenendo la "scena" senza essere influenzato dalle mode del momento, continuando a credere in generi quali l'heavy metal classico, il power, il prog e l'epic metal anche in periodi in cui questi stili non erano sicuramente molto in auge, con atteggiamento e qualità specifiche da appassionato di "lungo corso" prima ancora che da "distaccato" addetto ai lavori. Non va dimenticato, infatti, che l'Underground Symphony ha il merito della scoperta d'ottimi talenti, sia nell'ambito italiano (i Labyrinth e il loro vocalist originario Joe Terry alias Fabio Lione, i Doomsword, gli Shadows of Steel, i Wonderland, i Projecto, i Concept … tanto per fare qualche nome, sono ancora o sono stati, in passato, nel suo roster) sia in quello internazionale e della valorizzazione di band da noi poco conosciute (i Rata Blanca, per esempio).
Dopo quest’introduzione possiamo passare ad analizzare questo “The secrets of an island“ dei cileni (a confermare l’attenzione “world wide” della label) Six Magics, che vede la luce a distanza di due anni dal debutto intitolato “Dead kings of the unholy valley”.
Il concept dell’album è imperniato su elementi della mitologia locale (ispirato, in particolare, all’”isola di Chiloè”, di cui ammetto di non conoscere i dettagli) e la musica che i nostri propongono è un power metal sinfonico, che pur pagando pesantemente dazio nei confronti dei migliori esponenti del settore (Blind Guardian su tutti) e della scuola “italiana” (Rhapsody ad esempio), riesce a differenziarsi leggermente, grazie ad interessanti (anche se abbastanza circoscritti) inserimenti di musica “etnica”, esplicitati, per la maggior parte, nei gustosi “fillers” strumentali tra un brano e l’altro. Per il resto, le caratteristiche della proposta dei Six Magics sono notevolmente conformi allo stile cui s’ispirano, con copiose sezioni vocali corali ed operistiche (e in questi frangenti possono ricordare un po’ i Therion o ancora di più i siciliani Thy majesty), partiture d’ispirazione “classicheggiante” (eseguite con buon gusto e inserite con accortezza nella struttura musicale), tipiche accelerazioni e inserti di vocals al femminile a condividere il microfono con la buona intonazione del singer Sergio Dominguez, che si rivela discretamente capace (soprattutto sulle interpretazioni in tonalità medio/bassa, meno quando è necessario “salire”) pur senza impressionare più di tanto.
“The secrets …”, gradevole introduzione del disco, è uno di quei brevi inserti strumentali di cui si parlava in precedenza e prelude all’irruente attacco corale di “Chaos and fury”, che si segnala per alcuni particolari strappi vocali più aggressivi e una discretamente fantasiosa struttura musicale.
“Chiloè, the creation” riesce a condensare un po’ tutte le migliori caratteristiche del gruppo e, allo stesso modo, discretamente efficace è “Caleuche (the flying dutchman)” dalla significativa esposizione tecnica.
Una singolare linea pianistica sostiene “Goddess of the seas“, un episodio di power speed, per il resto, assai prevedibile, mentre l’introduzione acustica di “Cradle of sorrow“, ci conduce nell’atmosfera epica di una simil-ballad dalle aperture maestose e dall’esito abbastanza piacevole.
“Brutal sacrilege” fonde sonorità tipiche del power epic con vaghe reminiscenze folk, in cui la prestazione di Dominguez (un po’ Eric Adams docet) viene evidentemente galvanizzata dalla presenza della voce femminile ospite del disco. L’intermezzo d’archi di “Trusted steps in the forest“ sfocia nella successiva “Trauco (seeds of pain)" ancora una volta piuttosto coinvolgente e valida tecnicamente.
“Frozen lips in the night“ è uno dei brani che più mi hanno impressionato favorevolmente, con i suoi continui cambi d’umore e in cui le varie influenze risultano accostate con affiatamento più strutturato.
Epica conclusione riservata a “The secrets of an island”, altra traccia alquanto riuscita, dalle molteplici sfumature. Personalmente non sono un grande amante dell’inserimento di voci liriche, nel tessuto connettivo delle sonorità heavy metal, giudicando queste soluzioni (soprattutto, come in questo caso, quando se ne fa largo uso, per non dire abuso) un po’ troppo opprimenti e limitative della fruibilità della proposta musicale (sebbene n’aumentino indiscutibilmente la “grandeur”), ma se per voi quest’aspetto non è un limite e amate questi suoni, credo che potrete apprezzare questi Six Magics, i quali offrono un prodotto che, grazie alle piccole peculiarità già descritte, appare abbastanza personale da non stancare troppo l’ascoltatore appassionato, in un ambito in cui il livellamento stilistico è quasi la norma.
La strada della contaminazione tra “metallo” e influenze di musica tradizionale, potrebbe essere la vera arma vincente del gruppo, se solo la fusione avvenisse in modo più coeso e amalgamato … raggiungendo questo risultato e, per i miei gusti personali, riducendo gli interventi di voci operistche, il prossimo platter, potrebbe davvero “fare il botto”.
Questo disco ha anche il merito di farci conoscere un discretamente valido esponente di una delle scene metal, a quanto pare, più floride dell’America Latina, un “mondo” musicale (a parte qualche eccezione) ancora piuttosto inesplorato.

P.S.: se il gruppo avrà successo non si potrà certo affermare che il pubblico sia stato ammaliato dalla bellezza della copertina del disco, la quale evidenzia, infatti, un artwork non molto poco attraente (ed è strano, vista la cura che, normalmente, l’Underground Symphony riserva anche a quest’aspetto).
Recensione a cura di Marco Aimasso

Ultime opinioni dei lettori

Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?

Ultimi commenti dei lettori

Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?
Queste informazioni possono essere state inserite da utenti in maniera non controllata. Lo staff di Metal.it non si assume alcuna responsabilità riguardante la loro validità o correttezza.