Come preannunciato qualche mese fa, la prestigiosa e storica
Peaceville Records si è presa la briga di dare alla luce delle ristampe dei
Mortuary Drape, per nostra sfortuna non si tratta dei primissimi lavori di questa band piemontese nata a metà anni '80 e sempre avanti coi tempi (troppo, per l'Italia) protagonista di dischi preziosi come il primo leggendario EP "
Into the Drape" e "
All the Witches Dance" per la greca
Unisound (i vecchietti come me, a rileggere questi nomi, proveranno un brivido lungo la schiena), prima di pubblicare nel 1997 il loro disco più conosciuto ed apprezzato a titolo "
Secret Sudaria", ma oggetto di questo ripescaggio sono i meno diffusi "
Tolling 13 Knell", uscito nel 2000 per
Avantgarde, e il loro ultimo lavoro "
Buried In Time" del 2005 che sarà ripubblicato durante la prima parte dell'estate.
Per questa operazione "
Tolling 13 Knell" è stato completamente rimasterizzato ed include delle tracce bonus, ovvero le versioni riregistrate delle canzoni del vecchissimo demo “
Doom Return” del 1989...insomma parliamo di un secolo fa.
Questo non fa che rendere giustizia ad un ottimo disco, come sempre passato abbastanza in sordina, sebbene i Mortuary Drape, un po' per il loro messaggio, un po' per la faccenda dell'occultismo e un po' per la musica proposta, siano la classica band di nicchia di un movimento underground di nicchia.
"Tolling 13 Knell" è un album che sa conquistare ed affascina, con il suo sapore retrò ma sempre godibilissimo, in cui l'atmosfera inquietante dell'occulto si fonda in maniera magistrale avendo infine la meglio sulle sferzate thrashy di venomiana/bathoriana memoria che rimangono emarginate rispetto a quanto proposto sul finire degli anni '90, e nel quale c'è anche spazio per un approccio più ragionato e, se vogliamo, melodico specie negli arpeggi iniziali e negli assoli decisamente di scola classica, un approccio che faticava ad emergere nei primi lavori della band che offriva, con tutte le sue esagerazioni, un grande spettacolo anche dal vivo ed un Graz adolescente, a metà anni '90 (chi ricorda l'anno preciso vince una bambola voodoo di Ozzy), li ammirava sbalordito insieme ai fiorentini
Necromass in qualche zozzo locale romano.
Ci sono anche dei momenti piuttosto bizzarri e sorprendenti come la personale "
Laylah", in cui sembra di ritrovarsi di fronte ad un
King Diamond più malvagio e strafatto, fino a giungere all'ovvia diversità dei brani contenuti nel succitato demo "
Doom Return", assai più asciutto, dilaniante e thrashy.
Questo è l'ultimo capitolo positivo, ad oggi, di una carriera oscura dato che il successivo "Buried In Time" non è minimamente all'altezza di quanto proposto anteriormente, approfittate di questa ristampa Peaceville per recuperare non solo un'opera discografica ma un pezzo intero di underground italico troppo spesso dimenticato e negletto.
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