A dispetto di un monicker alquanto risibile, gli svedesi
Facebreaker non scherzano per niente.
Il loro death metal è marcio, brutale, saturo nei toni medi con l'inconfondibile suono a motosega del loro paese e ricco di brani assolutamente irresistibili.
D'accordo, tutto già scritto e raccontato.
Ma ci importa davvero? Direi proprio di no.
Quando ascoltiamo un album come
"Dedicated to the Flesh", quarto lavoro per i nostri simpatici zombie nordici, dannatamente ben fatto, perfettamente bilanciato tra assalto all'arma bianca e strisciante melodia, ci rendiamo conto che l'originalità non è un elemento da tenere in considerazione.
I
Facebreaker hanno la grande capacità di saper scrivere brani che restano immediatamente impressi nel cervello grazie al loro essere "catchy" senza che i nostri rinuncino mai ad una massiccia dose di brutalità.
Brutalità che è certamente la caratteristica fondamentale di questo lavoro e che si manifesta tanto dei micidiali rallentamenti quanto nelle accelerazioni devastanti che andrete ad ascoltare, mentre, come a far da contraltare, il gruppo dimostra anche di avere una piacevole inclinazione verso la "melodia" (le virgolette sono d'obbligo) soprattutto in fase di assolo delle chitarre che invece, per il resto, spargono sangue tutto intorno.
Insomma, come avrete capito, siamo al cospetto di un disco senza compromessi, suonato con la giusta attitudine, violento ed abrasivo, molto in linea con la tradizione del genere.
Quale genere?
Il fottuto
Death Metal.
E questo dovrebbe bastarvi.
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