Ormai completamente staccati dal progetto originale del gruppo (raccontare le tradizioni comuni dei popoli finlandese e ungherese), i Finnugor ci regalano il secondo episodio della loro personale saga. Le premesse ci sono tutte: Gabriel Wolf - ormai auto-nominatosi leader del gruppo, nonostante l'altro musicista Godslayer N. Vassage suoni tutti gli strumenti e componga la maggior parte delle canzoni - ha invitato dieci ospiti a cantare sul suo album: Attila Csihar dei Mayhem, Ville Sorvali dei Moonsorrow, Sture Dingsoyr dei defunti Windir, Morfeus dei Limbonic Art e così via... Purtroppo musicalmente, e lo si capisce già dalla banalissima intro, non ci siamo discostati poi più di tanto dal mediocre debutto: da un lato atmosfere fantasy prese paro-paro da un videogame di ruolo da sala giochi, parti orchestrali noiose ed insistite, testi che potrebbero rappresentare la più brutta avventura che vi potesse capitare ad una seduta di Dungeons&Dragons. Dall'altro lato non c'è niente che risollevi la situazione: black metal semplice, scarno, costruito con melodie elementari e accompagnato dalle voci (quasi sempre, se non del tutto, irritanti) degli ospiti. Non basta scopiazzare i giri folkeggianti di Amorphis prima e Finntroll poi per dare l'idea che qualcosa di popolare alla fine nel disco ci sia veramente... niente di più sbagliato! Manie di protagonismo si sono impadronite di Gabriel Wolf, che addirittura dice "L'oscurità mi ha comandato di invitare queste persone. L'oscurità ha bisogno di noi!". Non so in quale modo sia riuscito ad incastrare questi artisti rispettati ed apprezzati con le loro band principali, ma so per certo che d'ora in poi non avrò più niente da ridere sui concept fantasy dei Rhapsody... roba che confronto alle brutture di questi Finnugor mi sembra quasi letteratura epica di primissima scelta.
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