Gli
Shylock giungono alla loro sesta fatica dopo ben 14 anni dall’omonimo debutto discografico e lo fanno con assoluto mestiere, riuscendo ancora nell’intento di scrivere buone canzoni, che alla fine è quello che importa di più. I teutonici fanno parte di quel nutrito gruppo di band che pur proponendo sempre album di buon livello non sono mai riuscite a fare il salto di qualità e rientrare di diritto nella schiera dei migliori.
In questo
Walking Tall vengono mantenuti tutti gli elementi che da sempre hanno contraddistinto la musica della band tedesca e che sono comuni a molte band centroeuropee come Shakra, Gotthard, Bonfire e soprattutto gli immensi
Scorpions, punto di riferimento e fonte di ispirazione infinita per praticamente ogni gruppo dedito all’hard rock nel vecchio continente.
Eccoci, quindi, di fronte a melodie ariose sapientemente miscelate a riff rocciosi, linee vocali ricercate e refrain catchy. Un mix di elementi che nelle mani del chitarrista Johannes Amrhein e del cantante Matthias Schenk dà vita a un disco di buona caratura, in cui si alternano pezzi davvero ottimi ad altri così così, anche se raramente si tratta di semplici filler.
E’ la title track a fare da opener e si parte subito bene, con un bel riff in pieno stile Scorpions, strofa trascinante e chorus che ti entra subito in testa. La successiva
Rock DNA è a mio parere tra le più riuscite, non ha punti deboli e si presta ottimamente ad essere eseguita in sede live. Dopo l’impatto più che buono dei primi due brani il timore che la qualità inizi a calare è forte, ma a quanto pare questa volta gli Shylock sono stati capaci di mantenere alto il livello del loro songwriting e anche se qua e là abbiamo qualche piccolo cedimento, la caratura media delle canzoni è oltre le aspettative.
Tra le più buone possiamo tranquillamente annoverare
Bridges con il suo ritornello vagamente USA,
Taken It Too Far che tanto ricorda i Gotthard,
Right Now or Never che starebbe benissimo su un disco del Bon Jovi di Have A Nice Day e
Away From Here con il suo animo più commerciale. Il lavoro si conclude con
Anything, dal sapore decisamente diverso rispetto a quanto ascoltato finora, in cui fanno capolino elementi più soft e linee molto più orecchiabili, sebbene questo non vada a compromettere nè la canzone in sè nè l’identità della band, che è perfettamente riconoscibile per tutte le 13 tracce di Walking Tall.
In conclusione si tratta di un album che conferma quanto di buono gli Shylock ci hanno sempre fatto sentire a partire da quel
Welcome To Illusion che ha segnato il loro ingresso tra i migliori interpreti del genere, ma che come i precedenti non riesce a fargli fare il tanto agognato salto di qualità, perché l’ombra degli Scorpions è costantemente presente e in alcuni momenti si fa davvero troppo ingombrante.
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